Omelie del Lunedì, Martedi e Mercoledì Santi
|LUNEDI SANTO – 26 marzo 2018 – UNA CHIESA IN CAMMINO… CON LE FAMIGLIE
In queste serate sante, intrecciamo la Parola che ci prepara alla Pasqua, con quella del nostro Cammino sinodale. Vogliamo scoprire a quale “Pasqua” il Signore vuole preparare la nostra Chiesa diocesana e la nostra parrocchia. La prima scelta concreta riguarda le FAMIGLIE: “Curare l’inserimento e l’accoglienza delle nuove coppie e famiglie” recita il titolo. E poi specifica: “Per manifestare il volto di una Chiesa “in uscita”, le comunità cristiane si facciano promotrici di relazioni accoglienti con le coppie e le famiglie che non sono ancora inserite o che giungono ad abitare nel territorio della parrocchia. Si coinvolgano delle coppie di sposi nel progettare, organizzare ed attuare tale accoglienza, d’intesa con il parroco o il sacerdote presente nella comunità, svolgendo un servizio che faccia emergere la fecondità scaturita dal sacramento del matrimonio e tenendo conto delle diverse situazioni esistenziali”.
Pensando alla prima lettura, il profeta Isaia, mi colpisce l’immagine della CANNA NON SPEZZATA e dello STOPPINO DALLA FIAMMA SMORTA NON SPENTO. Tante delle nostre famiglie, specie quelle giovani, appena arrivate in paese, o appena nate sembrano così (ma noi siamo più forti?). Conviventi, separati o divorziati approdati a nuove unioni, non praticanti, oppure in difficoltà economica, senza la certezza del lavoro, oppure con il problema della fertilità, bambini desiderati che non arrivano, oppure bambini arrivati troppo presto o non voluti per tanti motivi. Tante situazioni. Non spegniamole, non spezziamole con la nostra indifferenza o il nostro giudizio, perché non sono secondo i canoni morali che il Vangelo ci consegna. Gli ideali che Gesù ci propone restano veri, ma non per schiacciare, ma per incoraggiare, non per fermare, ma per camminare accanto, per indicare una direzione, un traguardo magari solo in cielo.
In questo senso l’ACCOGLIENZA a cui tutti siamo invitati, la ritroviamo fresca e affascinante nel Vangelo a BETANIA, dove LAZZARO, MARTA e MARIA accolgono Gesù nel calore della loro casa. Ecco cosa ci viene chiesto, per essere una “Chiesa in uscita”, cristiani per l’oggi: non escludere, ma accogliere. Non allontanare, ma farci vicino. Non sottolineare il peccato ma profumare con il profumo di chi accoglie, si fa vicino, non abbandona.
IMPEGNO PER TUTTI: cerchiamo almeno una famiglia appena arrivata oppure sola, vicino a casa nostra e proviamo a fare un passo. Qualsiasi, senza pretese, senza inviti o richieste. Facciamoci semplicemente vicino, offriamo aiuto, chiediamo un nome, diamo un cenno di saluto, per dire: Ci sei, ci siamo! E’ Gesù che ce lo chiede.
MARTEDI SANTO – 27/03/2018 – UNA CHIESA IN CAMMINO… NELLA VITA
Continuando a intrecciare Parola e Cammino sinodale vediamo la seconda scelta del nostro Cammino sinodale: Incrementare “stili di vita” maggiormente evangelici: “Le comunità cristiane trovino nuove modalità per aiutare le persone a scegliere stili di vita maggiormente “evangelici” e a cogliere le opportunità di annuncio del Vangelo negli ambienti di vita ordinari, a partire dai luoghi di lavoro…”
Rappresenta certo un’altra sfida, forse la più difficile, riempire di Vangelo la vita, dare al nostro modo di vivere uno stile più evangelico quando ognuno di noi forse sperimenta spesso la drammatica fatica della coerenza, soprattutto fuori dalle mura parrocchiali e domestiche, in particolare sui luoghi di lavoro.
Ben sapendo, e questo Vangelo ce lo conferma con drammatica verità, che anche i vicinissimi a Gesù, i DICEPOLI, in realtà avevano ancora uno stile di vita così lontano. GIUDA e PIETRO, in modi diversi, ne sono l’emblema: TRADITORI entrambi. Il BUIO di GIUDA ci appartiene. Come pure lo spazio dato a SATANA, noi pure non ne siamo esenti. E in fine, nonostante le promesse di PIETRO – quante anche le nostre promesse a Dio – si rivelano vane e vuote.
Come in Isaia, anche noi siamo sempre NAZIONI LONTANE. Eppure anche noi eravamo e siamo CHIAMATI DAL SENO MATERNO, IL NOSTRO NOME E’ STATO PRONUNCIATO da Dio un giorno, come il profeta.
Quanto è difficile per noi essere PROFETI, DALLA BOCCA COME SPADA AFFILATA.
La sfida di trovare modi nuovi e segni visibili ci attende. In attesa di trovare risposte credibili, la strada che rimane comunque aperta è quella dell’invocazione. Aiutaci Tu o Signore, a rendere credibile la nostra vita cristiana, aiutaci a trovare segni e parole che parlino di Te senza paura e senza imbarazzi. Aiutaci ad essere credibili o almeno interessanti. Aiutaci a non allontanare, ma ad attirare. Aiutaci a dire parole non che feriscono o giudicano, ma che curano, guariscono e scaldano. Aiutaci, consapevoli del nostro peccato, del GIUDA e PIETRO che c’è in ciascuno di noi, a non fare la fine di GIUDA, ma quella di PIETRO: traditore si, ma pentito e perdonato.
MERCOLEDI SANTO – 28/03/2018 – PER UNA CHIESA IN CAMMINO… CON I POVERI
La terza scelta del Cammino sinodale si intitola “Porre alcuni ‘segni forti’ sul versante della carità” e spiega: “Si condividano maggiormente i beni tra le comunità parrocchiali all’interno della Collaborazione Pastorale, in modo da crescere nella solidarietà con i più poveri, giungendo a maturare l’attuazione di segni concreti, particolarmente espressivi ed impegnativi nell’ordine della carità. Si assumano con maggior decisione in ogni parrocchia iniziative come “Adotta un povero” e “Un rifugiato a casa mia” o simili, destinando effettivamente e abitualmente ad esse una parte dei bilanci parrocchiali, comunicandolo in modo trasparente alle comunità”.
Papa Francesco ci sta ricordando con insistenza che è nel povero che Cristo si è identificato ed è nel povero che dobbiamo, oggi, noi società del benessere, andarlo a cercare. “I poveri li avrete sempre con voi” ebbe a dire un giorno Gesù: possiamo intenderlo come dato sociologico: è inevitabile che ci sia povertà, ma anche come dato teologico: Dio lo avrete sempre con voi, in almeno due modi:
sia perché essendoci sempre i poveri Lui ci sarà sempre;
sia perché essendosi fatto Lui povero, è li che lo troviamo.
E allora il SERVO SOFFERENTE di Isaia, diventa una delle “figure” del povero e quindi di Gesù. E quanti sono i servi sofferenti che abitano in questa terra. Alcuni sono popoli interi, quasi interi continenti, come l’Africa, l’America latina oppure l’India. Altri sono comunque i poveri e gli scartati dalle nostre società che piangono la crisi ma intanto producono armi, inquinamento, non fanno figli, pensano ai diritti e non ai doveri, alla dignità individuale e non alla solidarietà sociale.
E poi nel Vangelo, il povero GESU’ venduto per TRENTA MONETE D’ARGENTO, il prezzo d’uno schiavo. Quanti i poveri tra noi venduti, magari anche da noi, per un prezzo irrisorio: figli venduti per il lavoro o le proprie questioni affettive, genitori venduti per non farsi rovinare le ferie o il proprio tempo libero, operai venduti per risanare i propri conti personali, ambiente venduto per le proprie comodità, Dio venduto per una presunta libertà.
Quante le povertà, quanti i poveri, quanti poveri Cristi attorno a noi e a volte dentro di noi. In questi giorni prima e dopo Pasqua: cerchiamo un povero oppure facciamoci poveri in qualcosa… troveremo Dio.