Omelia per Gloria

gloria

 

TREVISAN GLORIA

18 luglio 2017

Letture: Ap 21,1-5a.6b-7(n.4,p.827); Sal 22,1-6.10-12.20-22; Mc 15,33-39.16,1-6 (n.5,p.868)

Parenti:Mamma Emanuela, papà Loris, fratello Giulio

Sei finalmente tornata a casa, cara GLORIA. Ora mamma, papà e tuo fratello, insieme ai tanti amici e conoscenti possono piangere per te e con te. O si, servono anche le lacrime e tante volte sono una misteriosa medicina. E quanto ne abbiamo bisogno in questo tempo. Ne abbiamo bisogno per il lungo tempo in cui ti abbiamo attesa. Prima, purtroppo per poche ore, sperando di rivederti con questi occhi. Poi nella lunga attesa di questo giorno. E poi per tutta la vita. Non basterà tutta la nostra fragile e breve vita per piangere abbastanza lacrime.

L’ingordigia di qualcuno ha creato le condizioni tragiche e drammatiche per cui tu e il tuo MARCO, insieme a decine di altre persone, oggi non siate più qui con noi. Quell’egoismo ha creato le premesse di una tragedia che ha toccato il cuore di tantissimi in tutto il mondo ormai sempre più connesso. E il tuo volto, dolcemente accanto a quello di MARCO, così giovani e aperti alla vita, così pronti a dare il meglio di voi, quei vostri volti giovani e freschi sono diventati tristissima icona di una tragedia che, come purtroppo troppe volte siamo costretti a ripetere, “si poteva evitare”.

Eravate partiti pieni di speranza e di desiderio di vita. Preparati e pronti a fare la vostra parte, da brillanti neo-architetti, in una città che è stata ed è desiderio e a volte miraggio, di vita, di speranza, di futuro.

Quelle fiamme non ti hanno lasciato scampo, carissima GLORIA, insieme al tuo Marco, ma ti hanno portato a dire parole belle e grandi a mamma e papà. Parole vere, quelle che restano scolpite nel cuore.

Ora a noi resta certo il loro e il vostro ricordo. Ma se siamo qui, è per non fermarci, da credenti, ognuno con la fede di cui è capace, per non rassegnarci solo al ricordo. Già tante iniziative di bene sono nate e stanno nascendo dal vostro ingiusto sacrificio. Ma a noi spetta dire le parole della fede, le uniche – o si lo crediamo profondamente – capaci di generare una speranza di cui ora abbiamo tutti bisogno, hanno bisogno soprattutto mamma Emanuela, papà Loris e tuo fratello Giulio, oltre che tutti coloro che ti hanno voluto bene. E non a caso tutto questo nasce e si è come rafforzato da quella promessa d’amore tra te e Marco che nelle belle foto, che tutti hanno visto, ha toccato tanti cuori. Abbiamo bisogno di speranza, e la fede, anche se non cancella e non nasconde lo strazio del dolore per la morte e questa vostra morte così orrenda, la fede ci apre a una possibile speranza.

Con Gesù, nel Vangelo, noi comprendiamo l’assurdità della morte, quando, sul Golgota, anche Lui, per un attimo interminabile, completa quell’abbassamento di Dio che lo porta ad essere davvero nostro fratello. Quel grido: DIO MIO PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO, ne è la prova più struggente.

Il BUIO che scende sulla TERRA ci fa pensare al buio che è sceso in quella torre maledetta. E a braccia spalancate, inchiodate sulla croce come ad abbracciare tutta l’umanità, tutti noi – come abbracciati eravate voi – ha consegnato il Suo Spirito. E come il VELO DEL TEMPIO SI E’ SQUARCIATO, così si è squarciato il cuore di tutti coloro che vi volevano bene. E se la cronaca non può che concludere che tutto li è finito, la fede, la fede a cui vogliamo restare attaccati, ci dice altro.

Ci dice che c’è un MATTINO che ci attende, il PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA, un tempo nuovo, AL LEVAR DEL SOLE, una luce nuova e le DONNE cariche d’affetto (che vanno a compiere gli ultimi riti della sepoltura, animate dall’unica possibilità che, forse, umanamente rimane insieme al ricordo: la pietà) scoprono un SEPOLCRO non chiuso, ma APERTO, la PIETRA ROTOLATA VIA e un GIOVANE misterioso che annuncia: NON ABBIATE PAURA, NON E’ QUI, E’ RISORTO.

Donaci questa fede o Signore, in quest’ora di prova, donaci questa luce o Signore in quest’ora di buio, donaci questo coraggio o Signore in quest’ora di paura.

Aiutaci a far nostro l’atteggiamento dell’evangelista Giovanni che nel libro dell’Apocalisse, vede oltre: oltre il buio della morte, oltre i limiti di questa TERRA e di questo CIELO: VIDI UN CIELO NUOVO E UNA TERRA NUOVA. Donaci presto di vedere ciò che ora GLORIA e Marco vedono. VIDI LA CITTA’ SANTA, LA GERUSALEMME NUOVA SCENDERE COME UNA SPOSA. Donaci presto questa visione o Signore. Una città dove non sia più dolore, ma festa. Una città dove saremo TUO POPOLO, dove ASCIUGHERAI OGNI LACRIMA, dove la MORTE, IL LUTTO E IL LAMENTO non saranno più.

Accogli in quelle tue braccia aperte sulla croce, in quella città nuova, GLORIA e MARCO, che abbracciati hanno lasciato questa terra. Porta a compimento il molto (ci viene da dire umanamente troppo) che hanno lasciato incompiuto qui tra noi. E a noi, a mamma Emanuela, a papà Loris, a Giulio, ai genitori di Marco, agli amici e conoscenti tutti, dona consolazione. Per tutto questo noi ora ti preghiamo o Signore.

E concludo con due appelli ai giovani, anche se non solo:

– Per onorare GLORIA e MARCO continuate a sognare, a cercare di realizzare i vostri sogni e a viaggiare, con prudenza, intelligenza, ma senza paura, perché il futuro è senza confini. Così potrete portare il vostro contributo, grande o piccolo, non importa, a questo nostro mondo. E in questo sogno includete il desiderio che tutti i giovani del mondo possano sognare e viaggiare, non solo voi.

– E se qualche volta vi sembrerà di aver smarrita la via, di aver dei dubbi sulla verità, o temerete di perdere la vita, ricordate che Gesù un giorno ha detto: “IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA”. Fidatevi! Lui le promesse le mantiene, sempre, anche quelle umanamente impossibili.