Omelia di tutti i Santi
|SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI 2021 – IL FIORE DELLA SANTITA’ – Ogni anno il cammino della fede che si sviluppa lungo tutto l’anno liturgico, prima della sua conclusione, verso fine novembre, ci propone la doppia sosta delle Festa dei SANTI e la Commemorazione dei DEFUNTI. Si intrecciano così vari livelli di fede e di sguardo “oltre” che lasciano tracce diverse anche nel vissuto civile (ho scoperto ad esempio che mentre noi in Italia ci fermiamo il 1° novembre e il 2 è feriale, in Angola è il contrario, il 1° è feriale mentre il 2 è festivo…).
Il culto dei morti sappiamo è uno dei primi segni di “civiltà” umana che gli archeologi scoprono. Difatti ogni cultura dedica con modalità e segni diversi molta attenzione e cura ai defunti. Anche la nostra società moderna si esprime in vario modo, anche se sembra prevalere una certa tendenza ad archiviare in fretta questo capitolo che sempre ci inquieta, ci muove dentro, suscita tante domande e poche risposte.
La nostra fede, unendo le due feste ci da un primo segnale: C’E’ SPERANZA, potremo tradurlo così. I SANTI sono espressione di speranza, la speranza cristiana che indica oltre la morte una possibilità di vita portata a compimento. Tanto che la Chiesa riesce anche a trovare tracce più o meno tangibili, alcune indirette (i miracoli: fatti che non riusciamo a spiegare umanamente), altre dirette (le testimonianze di fede e carità) che parano più o meno esplicitamente di quell’Oltre che GESU’ è venuto a portarci.
Si, c’è un Oltre fatto di bene pienamente compiuto e realizzato, che ha a che fare con il Bene che è Dio e che GESU’ è venuto a raccontarci prima, con PAROLE e SEGNI, e poi a mostrarci/donarci con la PASQUA DI RISURREZIONE!
È la prospettiva cristiana secondo la quale il nostro destino, il destino di tutti i DEFUNTI è quello di entrare in questa dimensione di Bene dove: Tutto ciò che qui (sostanzialmente tutto della nostra vita) rimane interrotto, li verrà portato a compimento. Tutto ciò che qui cadrà, li si rialzerà. Tutto ciò che qui appare ingiusto li conoscerà giustizia, tutto ciò che qui è segnato più o meno dal male, li verrà purificato e fatto brillare nel bene.
I SANTI in questo senso sono un segno, un anticipo, una caparra di ciò a cui tutti i DEFUNTI, i nostri defunti (e noi con loro, destinati comunque alla morte) sono chiamati e destinati.
È quella BEATITUDINE di cui ci parla il Vangelo, che qui è spesso irriconoscibile o introvabile, ma vera e reale per tutti, tanto che GESU’ la annuncia per le categorie più improbabili. E riguarderà quella MOLTITUDINE IMMENSA di cui ci parla l’Apocalisse, la prima lettura, proponendoci una possibilità ampia e reale per tutti.
Certamente a tutto questo deve corrispondere un nostro SI di libertà che non è più scontato (lo è mai stato?), anche se una sua nostalgia la ritroviamo nella differenza tra quelli che vengono in chiesa e quelli che vanno a visitare i cimiteri.
Certo oggi, soprattutto noi occidentali, nonostante la parentesi del Covid che ci ha messo drammaticamente davanti i nostri limiti invalicabili (non possiamo curare tutti, non possiamo dominare tutto, non sappiamo tutto), e che probabilmente dimenticheremo in fretta (i cosìdetti “no vax” sono solo, per certi versi, un’avanguardia), viviamo in un mondo che fa di tutto per dimenticare la morte e costruire mondi più o meno paralleli e più o meno illusori e illusi (pensiamo ora alla realtà virtuale o al “metaverso” come lo chiama adesso Zuckerberg inventore di Facebook, dandosi come simbolo quello dell’infinito, dove di tendente all’infinito c’è solo il suo conto in banca) con i quali fare di tutto per dimenticare chi siamo e soprattutto a cosa siamo destinati.
Guardiamo dunque ai SANTI, alla loro moltitudine che sempre cresce con sorpresa e fantasia (pensiamo tra gli ultimi noti Carlo Acutis un ragazzino oppure Papa Giovanni Paolo I, il papa del sorriso…), segni, frecce lanciate al cielo, che ci indicano la strada sulla quale si sono incamminati e sulla quale siamo incamminati anche noi, solo un poco più indietro. E poco importa poi se tante “santità” non saranno riconosciute dalla Chiesa, certamente lo saranno dal Signore e, come anticipavo, saranno da Lui portate a pienezza. Si perché il seme della SANTITA’ ognuno di noi lo ha ricevuto nel giorno del Battesimo, basta che lo curiamo, giorno dopo giorno, con l’acqua della fede, il concime della carità e l’ossigeno della speranza. E anche il fiore della nostra santità sboccerà, bellissimo, nel giardino del cielo.