Omelia della Santa Famiglia

SANTA FAMIGLIA – Anno B 31/12/2017
NATALE E FAMIGLIA
La domenica dopo il Natale è dedicata, dalla liturgia, alla SANTA FAMIGLIA. E’ quasi un inevitabile “bisogno” di approfondimento del mistero del NATALE, uno zoom all’indietro, un allargare lo sguardo, un guardare attorno al Gesù bambino per vedere chi c’è e perché c’è. L’incarnazione del Figlio di Dio ci invita a considerare il contesto, le condizioni entro le quali essa avviene. Se essa è indispensabile alla nostra salvezza-felicità, allora significa che anche le sue condizioni sono indispensabili per la nostra salvezza-felicità.
Prima condizione. Il CONTESTO STORICO, delle coordinate “spazio-temporali” entro cui l’incarnazione avviene, ed entro cui la SANTA FAMIGLIA è collocata. Siamo all’epoca romana, in terra di Palestina. Dio entra davvero nella nostra storia umana, da vero uomo, in un punto e in un tempo. Non deve (e non serve) entrare ovunque, incarnarsi in ogni epoca, in ogni stato, in ogni generazione. No. Sceglie un tempo e un luogo, perché gli uomini vivono sempre in un tempo e in un luogo. Possiamo dire che questa è la “cornice” del quadro. Serve una cornice per definire un’opera d’arte e ammirarla, in caso contrario l’opera potrebbe essere troppo grande o troppo piccola, o semplicemente confusa con la parete. La cornice ci permette di vederla, quindi di vedere e incontrare la nostra salvezza-felicità.
Ma subito ecco la seconda condizione che è la FAMIGLIA. Volutamente non la definisco SANTA, come di solito si fa, perché questo ci può portare fuori strada. E’ vero che è santa, cioè segnata da Dio in modo originale (Maria è immacolata, il concepimento di Gesù è per opera dello Spirito Santo, Giuseppe è un uomo straordinario perché rimane accanto), ma dobbiamo riconoscere, oggi forse più di ieri, che è soprattutto “famiglia”. La nostra salvezza-felicità passa per la famiglia. E qui non possiamo non riconoscere come questa condizione è in pericolo oggi. Viviamo in una cultura dove famiglia e fare famiglia non è più di moda. O meglio viene definita a partire da una condizione che ne è la negazione: l’individuo, o meglio l’individualismo. Più che di famiglie oggi dovremo parlare di “contratti” tra individui che per un periodo di tempo si mettono insieme. La famiglia è molto di più. E se Dio si scomoda perché suo Figlio entri nel mondo in una famiglia allora significa che la nostra salvezza-felicità non può prescindere da essa. Ma cos’è “famiglia” allora, cosa c’è di “famiglia normale” in questa famiglia straordinaria?
Mi pare che potremo definirla con 3 elementi: c’è un uomo e una donna che si vogliono bene, questo bene lo vivono nel nome di Dio e in nome di questo bene accolgono un figlio.
1) Un uomo e una donna che si vogliono bene. Ci sono tanti modi per volersi bene e sono sempre buoni, perché il bene è sempre buono, ma solo quando un uomo e una donna si vogliono bene, Dio ci autorizza a chiamarli famiglia. Ma non basta.
2) Questo bene deve essere vissuto nel nome di Dio. Un uomo e una donna possono volersi bene in tanti modi per fortuna. Ma solo nel matrimonio questo bene entra davvero tutto nelle mani di Dio, solo allora si diventa famiglia, solo così Dio ci autorizza a chiamare quel bene famiglia. Ma non basta.
3) In nome di questo bene si accoglie un figlio. Occorre che il bene non sia fine a se stesso, ma aperto al terzo, all’altro, al figlio. Non è nemmeno importante che il figlio sia davvero tuo (a volte anche questo “volere un figlio a tutti i costi” diventa un egoismo), o che ci sia davvero, è importante che ci sia il desiderio di accogliere. Solo così Dio ci autorizza a chiamarci famiglia.
In fine la terza condizione è il CONTESTO FAMILIARE E SOCIALE fatto di storie, di relazioni, riti e relazioni che l’uno e l’altra porta con sé. Gesù non lo bypassa, non lo salta, ma ci entra senza timore, senza paura. La nostra salvezza-felicità passa attraverso la nostra storia, la nostra famiglia, senza illuderci che da qualche parte ce ne sia una migliore o ideale. A volte ci illudiamo che la storia degli altri sia giusta e la nostra sbagliata. Nessuna storia, nessuna famiglia è sbagliata. In ogni storia e in ogni famiglia, bella o brutta che ci possa sembrare, Dio viene, Dio c’è, Dio incarna il Figlio. Perché così è stato per la FAMIGLIA DI NAZARET.
Il NATALE è davvero per tutti. E questo “per tutti” passa per la FAMIGLIA. Tutti ne abbiamo una, buona o cattiva, bella o brutta alle spalle. Poi se curiamo le “condizioni” fondamentali sappiamo che la Grazia di Dio, la sua salvezza-felicità, può trovare uno spazio più adeguato e più facile. Se no, Dio, che non si accontenta, trova altre strade. Nessuno è lasciato solo.