Omelia della Festa Comunitaria
|6 settembre 2019 – VECCHIO E NUOVO – Tanto spinge in alto, verso il cielo, lo spirituale, la prima lettura (S. Paolo che scrive ai Colossesi il famoso inno) come invece il Vangelo spinge potremo dire in basso, nella concretezza.
Possiamo prendere questi due testi come immagine di una TENSIONE, che sempre dobbiamo avere come credenti che possiamo riassumere nello slogan: PUNTARE A DIO CAMMINANDO SULLA TERRA.
E d’altronde ben sappiamo che per una vita buona e piena di sapore e senso occorre avere una meta, una stella polare, un orizzonte verso il quale tendere il cammino che poi è fatto di passi concreti, di attenzioni quotidiane, di scelte di sentieri, percorsi, strumenti concreti. Oppure per dirla con un’altra metafora, è come essere innamorati, dove il grande sentimento ha bisogno di tradursi in gesti concreti, fatti di attenzioni quotidiane, dialogo, baci, carezze, incontri, regali…
E allora è e deve essere GESU’ CRISTO la nostra meta, la nostra stella polare, il nostro innamorato di sempre, verso cui tendiamo. Quel GESU’ che, dice la prima lettura, è IMMAGINE DEL DIO INVISIBILE, PRIMOGENITO DI TUTTA LA CREAZIONE… TUTTE LE COSE SONO STATE CREATE PER MEZZO DI LUI E IN VISTA DI LUI.. E’ ANCHE IL CAPO DEL CORPO, DELLA CHIESA… E’ IL PRIMOGENITO DI QUELLI CHE RISORGONO DAI MORTI… PER MEZZO DI LUI SONO RICONCILIATE TUTTE LE COSE… Se non c’è GESU’ in testa ai nostri pensieri e alle nostre azioni, a nulla giova il nostro affanno quotidiano, personale e comunitario. Se non cerchiamo Lui, se non desideriamo Lui, se non amiamo Lui, nulla mi giova, nulla mi renderà felice, saremo “come strumenti che suonano a vuoto” e “vana sarà la nostra fede” (sempre citando San Paolo).
Già nel discernimento del Consiglio pastorale di giugno, emergeva questa consapevolezza che era stata sintetizzata così: “essere voce di Gesù esprimendo una identità cristiana, lasciandosi guidare dallo Spirito, con stili coerenti; scegliere e condividere la fede e pregare con il Vangelo”.
Se passiamo poi al Vangelo, abbiamo invece un invito al CONCRETO, a non aver paura, anzi a sentire l’urgenza di tradurre questi bei principi in azioni concrete, in vita concreta. Nel discernimento della Collaborazione pastorale era emersa una preoccupazione simile, chiamata con il nome di: STILI DI VITA EVANGELICI…
Nel VANGELO, tutto parte da una domanda provocatoria di FARISEI e SCRIBI, che mettono in contrapposizione il DIGIUNO CHIESTO DA GIOVANNI AI SUOI DISCEPOLI e lo STILE GODERECCIO E LIBERO DEI DISCEPOLI DI GESU’, direi da una domanda che crea una separazione sbagliata e ingiusta tra ciò che Dio vuole e il modo di raggiungerlo.
E GESU’ ristabilisce un giusto rapporto partendo con il sottolineare che LO SPOSO E’ CON LORO, per cui è legittimo e doveroso fare festa. Parte dal tema della FESTA che ha senso IN LUI e PER LUI. La presenza di GESU’, di Dio, nella vita degli uomini, nella nostra vita, è e deve essere innanzitutto un motivo di festa, di gioia. E questa gioia deve essere concreta e si traduce in CIBO E BEVANDE, non in DIGIUGNO. Nella nostra vita di credenti c’è festa? Traspare la gioia della festa del sentire lo SPOSO con noi?E non è per caso che tanta parte della nostra fatica del vivere sta proprio nel fatto che non cerchiamo più Dio? Non riconosciamo più la presenza di Gesù? Non la coltiviamo abbastanza nella nostra vita personale e comunitaria?
Poi GESU’ passa all’altra metafora, quella del NUOVO E VECCHIO nella STOFFA, nel VINO e negli OTRI.
E subito mi è venuto in mente la provocazione di Papa Francesco che in Evangelii Gaudium chiede alle parrocchie di superare il “si è sempre fatto così”, il coraggio cioè di lasciare il VECCHIO e di abbracciare il NUOVO, che non penso vada inteso nel senso di cancellare tutto, ingenuamente, ma certo nel senso di cominciare a innestare, seminare, sperimentare strade, modi, strumenti nuovi per annunciare la gioia del Vangelo.
Cosa può voler dire per noi lo dobbiamo scoprire. Aiutiamoci insieme a scoprirlo e a provare a metterlo in atto. Sempre Papa Francesco ci ricorda che è meglio provare e sbagliare piuttosto che non provare affatto.
E’ il tempo del coraggio della fede. Ma noi avremo coraggio?
Signore aiutaci ad avere coraggio. Aiutaci ad osare il nuovo. Aiutaci a sentire la tua presenza di Sposo e a saperla proporre come qualcosa di desiderabile e di bello per noi e per gli altri.