Omelia del Venerdì Santo – 19 aprile 2019

Celebrazione della Passione – OLTRE IL DRAMMA, LA VITA – Se c’è un’immagine recente che può dare un’idea dell’intensità drammatica che per noi cristiani riveste questo giorno, certamente non possiamo non pensare al ROGO DI NOTRE DAME, la Cattedrale di Parigi con quelle lingue di fuoco che si alzavano al cielo divorando parte della cattedrale e i crolli che in essa ci sono stati.
Eppure sappiamo e lo misuriamo certamente anche sulla nostra pelle, quanto infinitamente più drammatico sia la morte di un solo uomo o donna di qualsiasi colore di pelle, nazionalità, stato politico, rifugiato o clandestino, persona onesta o delinquente.
Eppure sappiamo e lo misuriamo sulla nostra pelle che non lo viviamo così. Non capita la stessa cosa.
Lo sappiamo, ma non lo viviamo.
Al massimo possiamo emozionarci per la morte di una persona buona, ma per un estraneo e peggio un delinquente certamente no.
E la morte del nostro SIGNORE GESU’ come ci lascia? Anche qui vale la stessa regola: sappiamo, ma non viviamo.

Però sappiamo. E noi che siamo qui chiediamo di credere

Sappiamo e crediamo che oggi DIO MUORE.
In GESU’ che muore in croce muore Dio… Muore non perché sconfitto, ma perché AMA, infinitamente ama l’uomo, ogni uomo, tutta l’umanità. Ben di più di tutte le Cattedrali del mondo.
Sappiamo e crediamo che in ogni uomo e donna che muore c’è Dio che con Lui muore. Ben di più di tutte le Cattedrali del mondo.
Sappiamo e crediamo, ma sappiamo anche che non viviamo tutto questo.
Il dramma di un Dio fatto uomo fino a morire per noi ci dovrebbe sconvolgere e non ci sconvolge.
Il dramma di ogni uomo che muore, specie se ingiustamente, ci dovrebbe sconvolgere e non ci sconvolge.
Signore scuoti le nostre menti e i nostri cuori.
Signore brucia le nostre sicurezze e le nostre arroganze.
Signore fai crollare le nostre certezze e le nostre convinzioni.
Noi che ci commuoviamo per un edificio che brucia o un animale ferito e non riusciamo più a spendere un poca di umanità per un uomo che muore… si siamo noi, siamo anche noi questi… siamo esattamente come i DISCEPOLI. Tolto il traditore per un verso – e non lo siamo anche noi? – e Giovanni per l’altro, i DIECI questa notte sono fuggiti. E noi, e tanta parte di noi, con loro.
Ma Tu Signore resti.
Tu non sei fuggito da questa terra malvagia. Ti sei lasciato torturare, inchiodare, ammazzare e seppellire. Perché questa umanità, santa e peccatrice Tu l’hai creata e l’hai amata. E continui a crearla e ad amarla.
E, come abbiamo sentito in processione, questa umanità continua a mostrare, tra le fiamme delle Cattedrali che bruciano, riflessi di risurrezione, riflessi di Te, riflessi di umanità buona.
Anche accanto a noi, anche dentro di noi.
Non brucia il mondo, Tu non lo bruci. Bruciano i nostri peccati, bruciano le malvagità.
Si, potremo dubitare che sia così, ma è così. Questa notte la tua morte che ci ammutolisce molto di più che a Parigi, Tu cominci a risorgere, ma non per Te, ma per noi, per trascinare noi, passato il dramma, nella luce della Vita.