Omelia del Battesimo di Gesù

Anno C – 13/01/2019
IL CORAGGIO DI METTERSI IN FILA
Dopo le scene ricche di poesia che ci presenta il Natale, concludiamo (e apriamo) il nuovo tempo liturgico con un salto. Siamo circa 30 anni dopo, siamo nell’arida regione vicino al Mar Morto, la più profonda depressione della terra, dove il Giordano si butta in quel mare che sembra senza futuro. Eppure qui c’è il BATTISTA. Ed ecco una scena grandiosa, una folla di derelitti, di gente che cerca futuro e speranza, è raccolta in riva a quel fiume e cerca da GIOVANNI una risposta.
La vita umana è racchiusa in questa scena: siamo oppressi dalle nostre miserie, ma soprattutto dai nostri peccati che fanno scorrere la nostra vita come il fiume Giordano verso un luogo di morte, sempre più a fondo, sempre più sprofondati. Altamente simbolici sia il Mar Morto che la fossa che lo contiene, appunto, la più profonda nella terra emersa. E la nostra vita è così. Un continuo sprofondare.
Ma prima della morte c’è un uomo. C’è un profeta. L’ultimo profeta. Che chiaramente dice: NON SONO L’ATTESO, ma offre una possibilità: VIENE UNO PIU’ FORTE DI ME.
Arriva una CONSOLAZIONE, per usare le parole di ISAIA, prima lettura. E’ APPARSA LA GRAZIA DI DIO, dice SAN PAOLO A TITO, nella seconda lettura.
Quello che abbiamo celebrato a NATALE, quello che li ci è stato promesso, qui inizia a realizzarsi.
Ma come a NATALE, è un inizio nascosto.
L’Atteso, il Consolatore, la Grazia di Dio, c’è. E’ già sulla terra, ma nessuno ancora lo conosce. E si è messo in fila. Si, si è messo in fila, come facciamo noi. Come stavano facendo peccatori e derelitti davanti al Giordano, da Giovanni. Come ci mettiamo in fila noi ogni volta che abbiamo bisogno: dal dottore, al supermercato, in posta. E’ importante non solo rispettare la fila, ma mettersi in fila. Ci fa rendere conto di 2 cose: siamo tutti bisognosi, abbiamo tutti gli stessi desideri di salvezza.
Se c’è un pericolo oggi è che, con la tecnologia che annulla le code fisiche, perché non si va più a prenotare la ricetta, si ordinano le cose su Amazon oppure si opera mediante le “home banking”, e così non ci ricordiamo più che abbiamo tutti bisogno di qualcosa, alla fin fine di Salvezza.
GESU’ si mette in fila. Si mette dalla nostra parte. Si mette in basso, dentro la fossa più profonda della terra, li dove scorre il fiume che va verso la morte. E si mette li esattamente per lo stesso motivo per cui si è messo nel grembo di MARIA, e si è messo nella stalla-grotta di BETLEMME ed è cresciuto nella sconosciuta NAZARET. Dove c’è l’umano c’è GESU’.
Non poteva che mettersi in quella file GESU’. Si lascia battezzare da GIOVANNI (che tenterà di resistere inutilmente, perché GESU’ doveva essere battezzato), perché solo così, diranno i Padri della Chiesa, quell’acqua diventerà ACQUA DI VITA, quella fila diventerà CAMMINO PER LA VITA. Lui santifica l’acqua. Lui porta la vita agli uomini destinati alla morte. Lui solo può far uscire l’umanità dalla fossa profonda del peccato e della morte.
Lui solo può BATTEZZARE IN SPIRITO SANTO E FUOCO. Per Lui solo I CIELI SI APRONO E DISCENDE LO SPIRITO.
E da allora quello SPIRITO scende. Scende su noi, su tutta l’umanità. Che continua ad essere prigioniera e angosciata dal peccato e dalla morte – lo vediamo ogni giorno – e ha bisogno di un Salvatore, di un Purificatore, di un Portatore di vita.
Il nostro unico compito è quello di METTERCI IN FILA. Essere consapevoli e convinti che abbiamo bisogno. Oggi è il rischio più grande: pensare di non avere bisogno, perché tecnologia e benessere ci illudono che possiamo fare senza.
Mettiamoci in fila. E’ il solo modo di dire a DIO: ho bisogno di Te. E’ il solo modo per non finire definitivamente prigionieri della morte.
METTERCI IN FILA, RADDRIZZARE LE STRADE, LE VALLI.
Dove oggi? Come oggi? La dove la Vita di Dio viene donata, distribuita, regalata da GESU’: in fila davanti a un confessionale; in fila per fare la comunione; in fila per aiutare un povero; in fila per pregare; in fila per incontrare l’uomo e Dio. Perché da soli non viviamo, da soli non ci salviamo.
Non è debolezza. Non è arrendevolezza. E’ esattamente il contrario: il grande coraggio della vita, per riconoscere il nostro deserto e accorgerci che accanto a noi, nella fila dell’umanità c’è GESU’!