Omelia del 5 settembre
|23^ Domenica del Tempo Ordinario/B – 05/09/2021 – STUPORE PER DIO! – EFFATA’ è un’antica parola aramaica. Era la lingua corrente parlata da GESU’, e insieme a poche altre, fece così scalpore che successivamente non verrà mai tradotta nelle lingue successive nelle quali il racconto evangelico verrà prima tramandato oralmente e poi fissato per iscritto, fino a noi. Parola come ABBA’, TALITA’ KUM, ELOI LEMA’ SABACTANI… situazioni o miracoli così sorprendenti da fissarsi nella mente in modo indelebile.
In questo caso probabilmente ha aiutato anche il suo inserimento in una delle antiche liturgie battesimali che è giunta fino a noi. Infatti al termine del Battesimo, il celebrante facendo gesti simili a GESU’, toccando orecchie e bocca del bambino (covid permettendo), pronuncia la parola EFFATA’, “APRITI” dopo aver pregato il Signore invocando per il bambino/a di diventare quanto prima “ascoltatore” e “proclamatore” della Parola di Dio.
È chiaro infatti che da un lato il BATTESIMO da bambini ci dice l’assoluta gratuità della fede, per la quale noi non possiamo nulla, non abbiamo nulla da dare. È dono radicale di Dio che passa attraverso la disponibilità, a volte anche inconsapevole, dei genitori. Così come era dono anche la SPERANZA a cui invitava Isaia, nella prima lettura, il popolo d’ISRAELE che timoroso tornava a Gerusalemme attraverso il deserto dopo l’esilio in Babilonia.
Ma quello stesso BATTESIMO esige/offre un cammino possibile e buono. Quello di diventare “uditori” della Parola di Gesù, non indifferenti, ma affascinati e da qui “proclamatori”, non distratti, ma innamorati. È il cammino di una fede che diventa adulta.
Certo un cammino mai concluso.
Un cammino che assomiglia a quello di quel SORDOMUTO probabilmente straniero (la DECAPOLI).
Siamo anche noi sempre tanto o poco “sordomuti”. Cioè incapaci di relazione con gli altri, e soprattutto incapaci di relazione con DIO.
Ci sembra Lui MUTO e SORDO ai nostri appelli e non ci rendiamo conto che in realtà è esattamente il contrario. È l’umanità sempre, tanto o poco SORDOMUTA. Ma DIO che ha mandato suo FIGLIO GESU’, passa. Passa sempre. Passa per tutti. Passa per guarire.
Non vi siete accorti? È passato anche in questa settimana. Pensateci… Un gesto gentile fatto o ricevuto, magari a chi o da chi non ti aspetti: era Dio che passava!… Una parola buona… un fatto bello… un’opera d’arte o un bel panorama visti magari durante la vacanza… ma anche un po’ di cura in più nel tuo lavoro o in famiglia… Magari il vaccino fatto anche se non sei convinto, per amore dei fratelli (meglio se sei convinto… )… non serve una statua che piange per renderci conto che GESU’ PASSA e si prende cura di noi…
HA FATTO BENE OGNI COSA, proclamano i presenti pieni di STUPORE.
Ma Dio fa sempre bene ogni cosa. Siamo sempre e solo noi coloro che devono decidere e sempre tornare a confermare la decisione di sentire e proclamare, di aprire orecchie e bocca per dire: sento e proclamo il bene che Dio è e Dio fa per me e per tutti…
Viviamo tempi di sordità e cecità. Non solo verso la Parola di Dio, verso la Chiesa, verso la fede, ma anche ormai verso la Scienza, quella buona (cioè onesta, fatta seguendo le regole e le leggi che il Creatore ha scritto nella natura e fatta con coscienza), verso l’intelligenza usata con buon senso, la morale, le scelte fatte nello spirito di chi cerca il bene di tutti, senza quelle differenze odiose che in modo molto efficace San Giacomo, nella seconda lettura, mette bene in evidenza: quanti esempi possiamo trovare anche oggi, non solo tra ricchi e poveri, ma anche tra poveri e poveri (afgani si e africani no; afgani fortunati si, quelli sfortunati no… anche noi abbiamo le nostre belle differenze anche tra famiglie, tra gruppi, in parrocchia e oltre)…
Fortunatamente DIO opera sempre e comunque. Sta solo a noi sentire e parlare, mettere e rimettere sempre in funzione orecchie e bocca…!
E se non serve per forza essere credenti per vedere e sentire la presenza buona di Dio per noi.
Certo a noi credenti è chiesto qualcosa in più: sapere che DIO agisce così e soprattutto viverlo e raccontarlo.
In una parola vivere la SOPRESA di Dio, continuamente. E raccontarla. Ritrovare sempre il gusto e scoprire sempre i nuovi modi per raccontare la SORPRESA di DIO.
Lui non si stanca, passa e guarisce. Non stanchiamoci noi di crederlo!