Omelia del 31 ottobre
|XXXI Domenica del Tempo Ordinario/B – PER ESSERE FELICI… – Ci sono due verbi fondamentali che segnano questa pagina di Vangelo: ASCOLTARE e AMARE. Riassumono i comandamenti che sono enunciati dell’Antica Alleanza e portati a compimento nella Nuova da GESU’.
Ad essi potremo aggiungerne una terza parola: FELICITA’, che possiamo definire il fine, lo scopo, il sogno di Dio per noi. Ne parla il libro del Deuteronomio, la prima lettura, quando i comandamenti sono declinati con un altro verbo che a noi oggi suona strano, ma che in realtà racchiude i precedenti: TEMERE… DIO. Come? OSSERVANDO LE LEGGI E I COMANDI… PERCHE’ TU SIA FELICE! Felicità che per l’Ebreo di allora voleva dire “discendenza” (DIVENTERETE MOLTO NUMEROSI) e “sussistenza” (LA TERRA DOVE SCORRE LATTE E MIELE). Gia qui compaiono i 2 verbi che poi GESU’ riprende: ASCOLTARE e AMARE.
Il contesto vede GESU’ a GERUSALEMME, alle prese con le discussioni giudaiche: prima i FARISEI ED ERODIANI con il “Tributo a Cesare”, poi i SADDUCEI con il tema della “Risurrezione”, ora è il turno di uno SCRIBA, forse più attento e libero degli altri, visto l’esito finale del suo dialogo con GESU’ che non è negativo: NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO.
La sua domanda è semplice, tipicamente ebraica, ma in realtà racchiude molte delle domande religiose di ogni tempo: QUAL E’ IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI… C’è qui dentro quel “cosa devo fare per avere la vita eterna” del “giovane ricco” ad esempio, ma anche le nostre domande di “senso” e di “felicità”. In questa vita piena di dolore e sofferenza: Cosa dobbiamo fare? Quale è l’essenziale? Cosa conta di più?
ASCOLTA ISRAELE è la prima risposta che GESU’ recupera dalla Scrittura, nulla inventa, perché tutto era stato rivelato: Metterci in ascolto.
È forse proprio quello che oggi ci manca di più.
Mettersi in ASCOLTO significa molte cose, significa fare spazio!
Vengono poi declinate nei due comandamenti:
– fare spazio a Dio, un Dio che non decidi tu, ma che devi accogliere: quante persone fermano qui, oggi, la loro ricerca di Dio. “Un dio a modo mio” è molto più attraente, che non devo ascoltare, è lui che ascolta me. Quante ideologie, che poi rimbalzano nella vita di tutti i giorni, nel nostro stile di vita, nelle leggi dello Stato, illudendoci circa la felicità, ingannandoci. Se non ascolti Dio ti ingannerai!
– fare spazio al prossimo. essere aperti e disponibili a ciò che viene da fuori, da chi è straniero e diverso: se ascolto davvero capisco che non ho io tutte le soluzioni, devo cercarle insieme con i fratelli. Anzi, più essi dono diversi e lontani da me, più sono portatori di aspetti nuovi e originali che arricchiscono. Quanti cambiamenti e vere rivoluzioni dovremo fare qui…
ASCOLTARE è attività fondamentale dell’uomo, dell’umano, che si riconosce creatura, che non si fa da sé o non si fa tutto da sé. C’è come un limite, un fondo che non decido io e che possiamo riconoscere e ritrovare all’atto della nostra nascita: è l’evento fondamentale per ognuno di noi eppure non è stato deciso da noi. Fin da piccoli, è solo riconoscendo, “ascoltando” chi mi ha fatto venire al mondo che posso crescere bene.
ASCOLTARE è quindi la condizione fondamentale per vivere quel secondo verbo così fondamentale per ognuno di noi che è l’AMARE.
L’ascolto vero porta all’AMORE, che esprime legame non di prigionia, ma di libertà. Amare significa accogliere e donare: accogliere l’altro e l’Altro senza pretendere di dargli il mio volto, accoglierlo per quello che è e donargli tutto me stesso, quello che sono, quello che ho.
Per questo l’AMORE A DIO si declina con TUTTO IL CUORE, L’ANIMA, LA MENTE, LA FORZA, tutto davvero: per cui amo Lui secondo il Vangelo, ciò che Lui mi chiede, non secondo me, i miei gusti con tutti i loro invitabili inganni.
Mentre l’AMORE AL PROSSIMO si declina con il SE STESSO che è la misura massima di quello che posso accogliere e donare (secondo la famosa regola d’oro: “fare agli altri ciò che vorrei facessero a me”).
Quello SCRIBA “NON E’ LONTANO DAL REGNO DI DIO” perché ascolta, perché ama. Non è lontano dalla FELICITA’. Noi che siamo assetati di felicità dovremo imparare da lui. Per essere davvero felici, salvi, realizzati, carichi di senso (ognuno può declinare la felicità come meglio crede), mettiamoci alla scuola di GESU’, del VANGELO, ascoltiamo Lui e il suo VANGELO, non l’ultimo arrivato sul nostro telefonino, o l’urlatore più forte in televisione, oppure semplicemente l’emozione di un momento (subito smentita e contraddetta da quella successiva che sarà diversa).
Solo CRISTO “RESTA PER SEMPRE” ci ricorda l’autore della lettera agli Ebrei, nella seconda lettura. Tutto il resto passa.
La prossima festa di SANTI e DEFUNTI ci ricorda come tutto in questa vita passa, tutto finisce, solo in DIO noi rimaniamo per sempre.
La felicità di cui i SANTI sono testimoni autorevoli passa per DIO, un Dio messo al primo posto, amato per primo e la prova sta nel fatto che, a cascata, diventa inevitabile amare il PROSSIMO senza distinzioni e differenze.
Così la nostra santità pure si manifesterà come felicità, ora, come segno, anticipo, dopo come definitiva ed eterna. Io credo così. E voi?