Omelia del 31 marzo 2019
|4^ Tempo di Quaresima/Anno C – PROMESSA E CAMMINO – Il cammino della Quaresima procede, passo passo e oggi conosce una specie di piccola svolta segnalata dal colore “rosaceo” che i paramenti possono avere. Da oggi infatti abbiamo superato la metà del percorso, il tempo che ci separa alla Pasqua è inferiore a quello che ci separa dall’inizio con le Ceneri. Per questo oggi viene come “segnalata” una piccola gioia, è infatti chiamata “domenica laetare”, cioè “rallegrati”. Rallegriamoci dunque o fratelli perché la Pasqua si avvicina. Il momento della festa si avvicina. Il momento della speranza si avvicina. Il momento della risurrezione di Cristo e della nostra risurrezione si avvicina.
La Parola di Dio ci segnala questa dinamica, con 3 letture che ci descrivono situazioni dove la vita, con le sue fatiche il tanto “grigio” che sempre è presente, si “colora”, si illumina, mostra il suo tratto gioioso e pieno di speranza. Ci anticipa quel compimento che tutti desideriamo, che in questa vita possiamo solo assaggiare, ma che gusteremo pienamente solo superata la soglia finale.
Nella prima lettura è il turno del POPOLO DI DIO, quell’Israele liberato dall’Egitto con mano potente, e che cammina 40 anni nel deserto sotto la spinta di un sogno, un desiderio: LA TERRA PROMESSA. Ebbene, ora essa è raggiunta: OGGI, DICE IL SIGNORE, HO ALLONTANATO L’INFAMIA DELL’EGITTO. AL QUATTORDICI DEI MESE, NELLE STEPPE DI GERICO GLI ISRAELITI CELEBRARONO LA PASQUA E MANGIARONO I PRODOTTI DELLA TERRA.
Nella seconda lettura, è SAN PAOLO che parla ai CORINZI, ancora con questa dinamica di promessa realizzata: SE UNO E’ IN CRISTO, E’ UNA NUOVA CREATURA, LE COSE VECCHIE SONO PASSSATE, ECCO, NE SONO NATE DI NUOVE. E questo VIENE DA DIO, come un dono e accade grazie a quel GESU’ morto e risorto, inviato da Dio per portarci il dono della RICONCILIAZIONE.
E in fine nel Vangelo, questa grande pagina del FIGLIO PRODIGO, anche se ad essere davvero prodigo è il PADRE MISERICORDIOSO che ama i suoi due differenti figli, diversamente lontani e per entrambi offre una FESTA perché non vuole perderli mai.
Ma questa PROMESSA, questa PASQUA, questa FESTA che troviamo in ognuno è solo un ANTICIPO, un assaggio, una primizia. Non a caso, ogni anno gli Israeliti dovranno “celebrarla” e noi con loro. Anzi a noi è dato di celebrarla ogni domenica, per essere quasi certi di non dimenticarla. E’ una promessa, è un anticipo, ma chiede di continuare il cammino.
– gli ebrei dovranno conquistarsela quella TERRA PROMESSA, dovranno coltivarsela. Latte e miele si, ma servirà sacrificio, lavoro e lotta.
– I corinzi dovranno accogliere la SUPPLICA di Paolo, LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO, perché la riconciliazione non è mai una volta per sempre, su questa terra.
– I due figli della parabola hanno entrambi una soglia da superare, quella della propria superbia. Il primo lo fa e scopre un Padre buono che non si era accorto di avere. Il secondo non sappiamo se lo fa, anche se pure a lui le porte sono aperte.
E noi? Tocca anche a noi accorgerci che la PROMESSA sta mantenendo la sua parola, oggi la liturgia ce lo segnala, il bene di Dio sta germogliando nelle nostre vite, anche se non sempre lo vediamo. Ma per vederlo dobbiamo “zappare” la terra del nostro cuore, “liberare” dalle erbacce infestanti, fare le “pulizie” di primavera, scendere in profondità come ha saputo fare il FIGLIO MINORE anche se “costretto” dalle circostanze, come rischia di non fare il FIGLIO MAGGIORE accecato dalla sua invidia e perbenismo.
Il Signore ce lo chiede: liberare il nostro cuore, la nostra religiosità, la nostra vita da quelle false immagini di Dio e di sicurezze di vita di cui sono simbolo i FARISEI e gli SCRIBI che pensando di essere a posto, in realtà a posto non sono.
E noi? Siamo a posto? Con la nostra coscienza? Con la nostra religiosità? Con il nostro modo di pensare e di agire? Pensiamo ai temi sensibili attualissimi: aborto e famiglia, migranti e rifugiati. Come la pensiamo? Come cerchiamo di pensarla? Ci accontentiamo di chi urla più forte in televisione o della voce di Gesù e di quel Padre che tutti ci attende per un abbraccio rigeneratore?