Omelia del 3 maggio
|4^ DOMENICA DI PASQUA – Anno A – OLTRE OGNI RECINTO – Scrive San Luca negli Atti degli Apostoli: SI SENTIRONO TRAFIGGERE IL CUORE. E’ la pagina che abbiamo letto nella prima lettura. Sta raccontando la prima predica di San Pietro appena uscito dal Cenacolo dopo la Pentecoste.
Eppure aveva appena loro ricordato la loro “colpa” di aver CROCIFISSO QUEL GESU’ CHE DIO AVEVA COSTITUITO SIGNORE E CRISTO.
Penso sia innanzitutto un TRAFIGGERE IL CUORE dovuto alla vergogna di aver partecipato alla condanna di GESU’.
Poi però è diventato un TRAFIGGEREI L CUORE segnato soprattutto dalla sorpresa, dalla forza, dal fascino, dalla speranza irresistibili che le parole di PIETRO, alimentate e illuminate dallo SPIRITO SANTO, suscitano abbondanti. E conclude l’autore sacro: COLORO CHE ACCOLSERO LA SUA PAROLA FURONO BATTEZZATI E QUEL GIORNO FURONO AGGIUNTE CIRCA TREMILA PERSONE.
Credo che quel TRAFIGGERE IL CUORE, quel “desiderio struggente” di GESU’, forse quest’anno ci è dato di sentirlo un poco anche noi! Per voi FEDELI, il desiderio struggente di incontrare GESU’ EUCARISTIA, e per noi SACERDOTI, il desiderio struggente di incontrare GESU’ COMUNIONE-COMUNITA’ nel giorno del SIGNORE.
Mai come quest’anno, forse, ci è dato di capire cosa significa quell’affermazione che fu dei “martiri di Abitene” nel 304 sotto Dioceleziano: “senza la domenica non possiamo vivere” tanto da accettare la morte!
Davvero ci manca il GESU’ eucaristico. A voi fedeli manca il pane eucaristico, a noi pastori manca la comunità eucaristica, che ogni domenica siamo invitati a vivere.
Mai come quest’anno forse possiamo dire di aver definitivamente, forse, lasciato alle spalle il “precetto” della Messa alla domenica, lasciando il posto al “desiderio” di incontrarlo. Non più l’obbligo, ma il piacere di celebrarlo per stare semplicemente con Lui!
Questo penso sia uno dei DONI di questa pandemia, che dovremo cercare di custodire gelosamente nel cuore della nostra esperienza cristiana. Custodirlo come un tesoro, come una perla preziosa da non perdere, una vera CONVERSIONE da continuare a vivere. Da custodire e su cui vigilare e sempre purificare (la conversione è anche vigilanza e purificazione) da tutte quelle pretese o attese distorte, desideri inquinati, virus pseudo spiritualistici o pseudo liturgici che possono tornare a infettarci.
Sono questi oggi alcuni dei PECCATI di cui parla PIETRO ai suoi interlocutori fuori del Cenacolo a Pentecoste, come pure i LUPI o i LADRI di cui invece ci parla GESU’ nel Vangelo di oggi, appuntamento costante la 4^ domenica di Pasqua, detta per questo del BUON PASTORE, dove ogni anno si leggono brani del 10° capitolo di Giovanni, dedicato proprio a questo.
Sono le pretese di un Dio a nostro servizio e non il contrario.
Sono i RECINTI rassicuranti e non rigeneranti, costruiti non per custodire, ma per imprigionare la fede, per auto-goderne e auto-compiacersi della fede e non partire per annunciarla ai fratelli, con spirito di condivisione, generosità e gratuità.
Sono i LUPI, appunto, dell’autoreferenzialità di una fede “copia-e-incolla”, “fai-da-te”, dove ognuno prende quello che gli piace e butta via quello che gli dà fastidio, e così usciti dal portone della chiesa (dove da mesi vorremo tornare a entrare con anche rumorosa pretesa), diventiamo cristiani invisibili e insignificanti nel resto delle 23 ore e nel resto dei 6 giorni della nostra settimana: sul posto di lavoro, in famiglia, nel tempo libero, in politica e ovunque…
Ma il vero BUON PASTORE, ha ben altri pascoli.
La vera PORTA è ben diversa da quella della chiesa (pur importante).
Sono i pascoli del Regno che ci attendono. È la porta della croce, porta d’amore che dobbiamo sempre oltrepassare.
Signore chiamami per nome, prendimi per mano, fammi uscire, guidami nel tuo pascolo che è sempre “oltre”, difendimi dal male e sostienimi in questo tempo, sempre e comunque bello, oggi ancora più difficile e impegnativo, per la vita e per la fede.