Omelia del 29 aprile 2018
|5^ Tempo di Pasqua/Anno B – UNITI A CRISTO – Gesù con le sue immagini semplici riesce sempre a proporci insegnamenti importanti. La volta scorsa il PASTORE, LE PECORE, LA PORTA, oggi la VITE, I TRALCI E L’AGRICOLTORE. Ci insegna molte cose usando esempi tratti dalla vita di tutti i giorni, quella che lui vedeva attorno a lui, nelle campagne fertili attorno ai villaggi di Israele. Se dovessimo riassumere tutto in una parola, questa potrebbe essere UNITA’. C’è una doppia unità di cui ci parla GESU’ e che dovremo custodire sempre.
PRIMA UNITA’. E’ quella tra Lui e il Padre, quando dice che LUI E’ LA VITE VERA E IL PADRE E’ L’AGRICOLTORE. Dio definito PADRE E AGRICOLTORE che mette la sua vigna sulla terra, la VITE VERA che è GESU, il Figlio. Dunque un PADRE, un FIGLIO, una VITE VERA, un AGRICOLTORE, tutto perché ci sia uva buona da mangiare per l’umanità. Perché l’umanità sappia che c’è un PADRE in cielo che l’ha voluta, piantata, la coltiva e la attende. Un PADRE paziente e meticoloso come solo gli AGRICOLTORI sanno fare. Una VIGNA che dice vicinanza, che dice vitalità, che dice frutto bello e buono, profumato e gustoso per noi. Una VITE VERA che ci ricorda come esistino anche quelle false da cui guardarsi. Una vite che non è scontato riconoscere, che non si impone, che va cercata, voluta, amata, tenuta stretta. I TRALCI infatti sono per i frutti. Lo vedremo poi, come i TRALCI siamo noi e siamo destinati ai frutti. Se non portiamo frutto siamo inutili. L’AGRICOLTORE agisce con pazienza per massimizzare il frutto e lo fa con le 2 azioni forti: TAGLIARE e POTARE, che servono la prima a togliere ciò che è improduttivo e palesemente negativo. Il male va solo tolto, non si può entrare in dialogo con il male. Il male è male. Oggi purtroppo lo travestiamo spesso da bene (vedi il caso del piccolo ALFIE EVANS, a cui staccare le macchine, lasciar morire prima possibile viene descritto come atto di pietà. E certo non bisogna accanirsi, non bisogna pretendere più del possibile, ma il sospetto viene). La seconda, perché c’è anche una pigrizia che ha bisogno di potature, di sacrifici, per un frutto buono e non mediocre. SIETE GIA’ PURI aggiunge Gesù, a ricordare infine che c’è un bene che ci precede, donato prima di ogni merito. Ma questa purezza la possiamo perdere. Ecco allora la necessità della seconda UNITA’.
SECONDA UNITA’. E’ quella tra noi e Lui, la VITE E I TRALCI, GESU’ e la Chiesa, i Battezzati, i suoi Discepoli, e possiamo tranquillamente allargare alle persone di buona volontà. Tutti costoro sono come tralci uniti, innestati alla vite, per produrre frutti buoni. C’è un verbo ripetuto più volte: RIMANERE. RIMANETE IN ME E IO IN VOI. C’è un primato alla nostra libertà (noi che rimaniamo in lui, permettiamo a lui di rimanere in noi). Solo così la linfa vitale della vite permette al tralcio di vivere e portare frutto. Anzi MOLTO FRUTTO. Anzi aggiunge che SENZA DI ME NON POTETE FARE NULLA. Anzi CHI NON RIMANE IN ME VIENE GETTATO VIA COME IL TRALCIO E SI SECCA… E VIENE BRUCIATO. Anzi possiamo CHIEDERE QUELLO CHE VOGLIAMO E VI SARA’ FATTO, la preghiera diventa molto, molto efficace, non per meriti speciali, ma perché entra in sintonia con GESU’ e impara a chiedere le cose giuste, quelle che Lui può e vuole dare a noi.
Emerge in questa pagina di VANGELO un appello alla vita cristiana fondata davvero su CRISTO, sulla sua PAROLA, sulla sua CARITA’ che ognuno di noi deve continuamente verificare, cercare, far crescere. Nella prima lettura abbiamo SAULO, che aveva fatto tanta paura alla Chiesa e all’inizio ancora ne faceva, che è potuto diventare un TRALCIO buono, anzi buonissimo. E poi la CHIESA, che, se rimane unita al Suo Signore, genera PACE, SI CONSOLIDA, CAMMINA, riceve CONFORTO, CRESCE. Il Signore fa nascere molti frutti. Se tutto questo non c’è dobbiamo chiederci seriamente se siamo uniti a Cristo o non piuttosto ad altri, o ad altro, alle nostre idee, ai nostri convincimenti, alle nostre presunzioni o ai nostri orgogliosi pensieri. E san Giovanni, nella seconda lettura, ci da un criterio semplice per capire se siamo o no questi tralci, se siamo o no in questa vigna: se AMIAMO CON I FATTI E NELLA VERITA’. Colpisce questo binomio, che dice la concretezza della vita, ma non qualsiasi vita e qualsiasi concretezza, ma quella che ha il sapore, il profumo della VERITÀ che è Gesù Cristo, figlio di Dio, nato, morto e risorto per noi. Solo così portiamo MOLTO FRUTTO e buono. Per noi, per tutti.