Omelia del 28 gennaio 2018
|4^ domenica del tempo ordinario/anno B – STUPORE E TIMORE –
Due sentimenti aprono e chiudono questa pagina, siamo ancora all’inizio del Vangelo di MARCO: lo STUPORE e il TIMORE.
L’oggetto di entrambi sembra essere l’INSEGNAMENTO di Gesù che per due volte viene descritto come DATO CON AUTORITA’. In Gesù c’è qualcosa di diverso. Le sue parole sono autorevoli, possiedono una forza diversa che sta in tutta la sua persona, nei suoi gesti, uno dei quali apre il Vangelo (il Battesimo) e nelle sue parole che non risultano ne vuote, ne ripetizione di altri, ma cariche di una energia nuova: sono credibili, sono potenti, guariscono le persone, nel corpo, ma soprattutto nel cuore, aprendo loro una prospettiva di speranza che prima non conoscevano.
Lo STUPORE esprime di più la dimensione “positiva”, affascinante, bella, di una novità buona che non ti attendi e così dovette apparire GESU a CAFARNAO quando, entrato nella SINAGOGA inizia a parlare, appunto COME UNO CHE HA AUTORITA’ E NON COME GLI SCRIBI.
Il TIMORE esprime una dimensione altrettanto importante, potremo definirla “negativa” non in senso della paura, ma nel senso del riconoscimento di qualcosa di grande di cui avere rispetto e ammirazione, perché è UN INSEGNAMENTO NUOVO, DATO CON AUTORITA’. COMANDA PERSINO AGLI SPIRITI IMPURI E GLI OBBEDISCONO.
Tra STUPORE e TIMORE dovremo collocare anche la nostra fede. La fede cammina con queste due gambe: da un lato esprime stupore affascinante per qualcosa di inatteso, ma sentito come buono per sé e dall’altro esprime quel rispetto timoroso di chi sente di essere davanti a qualcosa di grande e decisivo per la vita.
La nostra fede è così? Siamo capaci di STUPORE e TIMORE oppure siamo spenti, abitudinari, ripiegati sulle nostre tradizioni frutto più dei nostri compromessi che del fascino della scoperta di un Dio che ci viene incontro, ci cerca e vuole liberarci dal male?
Si perché è chiaro, e non è mai casuale, che MARCO nel suo Vangelo, metta come primo “miracolo” un “esorcismo”, mentre ad esempio Giovanni mette il miracolo del vino a Cana.
E’ un miracolo, quello che abbiamo letto, che riguarda la vittoria sul male. E questa è la buona notizia. Un male che c’è, ci POSSIEDE, anche quando la nostra vita sembra dentro i canoni della fede (quest’uomo era in SINAGOGA, al suo solito posto, il suo banco, quello che nessuno gli può togliere, all’orario che gli fa comodo e guai a spostarlo, ascolta la Parola, ma questa non entra nel suo cuore, tanto che nel suo cuore abita tranquillamente il diavolo!).
Quanto male possiede anche noi? Quante volte anche noi, presi dalle nostre abitudini anche religiose, ci siamo lasciati impossessare il cuore dal male e la Parola di Dio non ci tocca.
Il tema del MALE è importante se MARCO, lo mette subito all’inizio. Esiste e agisce. Questo è ciò che sappiamo. E purtroppo la sua vittoria più grande è convincerci che “non esiste e noi siamo perfettamente liberi”, niente di più errato e pericoloso.
Gesù è venuto a guarirci, a liberarci. Nella prima lettura ci viene ricordato attraverso MOSE’ che, nonostante le resistenze e le incredulità del popolo, IL SIGNORE SUSCITERA’ UN PROFETA, un difensore. Questi è Gesù e noi lo abbiamo conosciuto.
Ma occorre dirgli e ridirgli ogni giorno il nostro SI. San Paolo nella seconda lettura, lungi dal parlare male del matrimonio, sta mettendo a confronto la vita di chi SI PREOCCUPA DELLE COSE DEL SIGNORE e chi invece NO.
Le cose di Dio generano STUPORE e TIMORE, generano sobrietà, prudenza, umiltà, consapevolezza della propria fragilità.
Le cose del diavolo generano sentimenti simili, ma leggermente diversi: euforia invece di stupore, paura invece di timore, smania di possesso invece di sobrietà, voglia di rischiare invece di prudenza, orgoglio invece di umiltà, senso di onnipotenza invece della fragilità.
E il loro esito finale è uno solo: la morte vera. Quella che ti porta verso la notte, il buio qui su questa terra e poi oltre, nella vita eterna. Una eterna notte. Gesù invece è venuto a portarci vita vera, liberazione, luce, anticipata in questa vita, ma poi piena ed eterna nell’altra. Un eterno giorno senza fine, dove ogni bene sarà pieno, duraturo, eterno per chi avrà detto SI.
Diciamogli ogni girono di SI, lasciamoci STUPIRE e invadere dal TIMORE, con Lui tutto è guadagnato. Senza di Lui tutto è perso.