Omelia del 27 marzo 2022
|4^ domenica del Tempo di Quaresima/C – SARA’ FESTA – La quarta domenica di Quaresima, è detta “letare” (= rallegrati) perché segnala la vicinanza della Pasqua, per questo ci “rallegriamo”.
Nella prima lettura ne troviamo una bella rappresentazione. Quella TERRA, PROMESSA a suo tempo, 40 anni prima, finalmente è arrivata. È esattamente il momento in cui gli ISRAELITI, guidati ora da GIOSUE’ (Mosè è appena morto), attraversano il GIORDANO ed entrano in quella TERRA per la prima volta e vi celebrano la PASQUA per la prima volta. LA MANNA CESSO’, il cibo del cammino, il cibo del deserto finisce, perché ora ci sarà il LATTE E IL MIELE della TERRA prodigiosa che il SIGNORE aveva promesso.
Questa domenica segna anche un altro aspetto della PASQUA imminente, che viene espresso da San Paolo con 2 immagini: essere NUOVA CREATURA, essere RICONCILIATI. La PASQUA porta con sé questi due doni di cui non possiamo fare a meno perché noi da soli non siamo capaci di rinnovarci e diventare nuovi (i fatti della guerra ce lo ricordano drammaticamente), da soli non siamo capaci di raggiungere una piena riconciliazione tra noi e con Dio, ma restiamo sempre separati, al di qua del GIORDANO, incapaci di entrare nella TERRA PROMESSA.
Oggi però possiamo e dobbiamo RALLEGRACI, perché quello che liturgicamente ci stiamo preparando a celebrare in realtà è già presente, è già operativo, è già all’opera in noi, con noi e per noi!
È GESU’ la vera PASQUA, la TERRA PROMESSA, la RICONCILIAZIONE e GESU’ è venuto ed è rimasto con noi.
Quello che il Vangelo ci racconta con quella parabola formidabile, che contiene tutta la PASQUA, tutti i doni della PASQUA, è operativo, sta agendo nel cuore di ogni battezzato, ovviamente nella misura in cui ci lasciamo trasformare, ci lasciamo rinnovare, ci lasciamo riconciliare. Non a caso San Paolo aveva detto: VI SUPPLICHIAMO IN NOME DI CRISTO: LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO.
Davvero DIO è come quel PADRE della parabola: “testardamente” misericordioso, benevolo, accogliente, paziente, sorprendente.
Questa è la nostra fede, è la fede pasquale, la fede che GESU’ CRISTO ci propone e ripropone continuamente. Noi lo sappiamo e chiediamo continuamente a Dio il dono di crederlo e crederlo con tutto il nostro cuore. Io lo ho sperimentato tante volte, ma sono sicuro che tutti noi lo abbiamo sperimentato tante volte. Però riconosco che lo ho anche dimenticato tante volte e anche di questo sono sicuro, ognuno di noi tante volte lo dimentica che Dio è così, lo abbiamo lasciato ai margini della nostra esistenza, ci siamo lasciati logorare Dio dentro di noi, qualche volta fino a perderlo di vista totalmente.
Ed ecco i DUE FIGLI. Egualmente lontani, egualmente smemorati circa il cuore del loro Padre, egualmente vittime del logoramento interiore che gli impedisce di vedere con chi hanno a che fare.
E quel PADRE che RESTA SULL’USCIO, me lo immagino così, giorno dopo giorno a scrutare lontano, lungo la strada per vedere se torna, sperando che torni, desiderando che torni il primo figlio.
E me lo immagino pure con lo sguardo mite, paziente e forse preoccupato, seguire anche quel secondo figlio che ogni mattina va a lavorare, ma ha il cuore arido. Magari nemmeno lo saluta, nemmeno lo guarda mentre va a svolgere il suo dovere, il suo lavoro quotidiano senza gioia, senza riconoscenza, senza gratitudine.
Mi pare di vedere lo sguardo delle ICONE, è strabico quel Padre: un occhio fuori e un occhio dentro a guardare entrambi i figli, a guardare tutti i suoi figli, a guardare tutto di noi, quella parte che è fuori come il 1° figlio e quella parte che è dentro, ma come se non lo fosse, come il 2° figlio. Guarda, ci guarda e ama, ci ama. Sempre, comunque!
Entrambi i figli hanno bisogno di RICONCILIAZIONE, entrambi i figli cercano la TERRA PROMESSA e non sanno che è lì, ce l’hanno in casa, in quel cuore di vero Padre che li ha generati.
O come vorrei riuscire a trasmettere questa certezza a tanti nostri giovani, ma anche a tanti nostri coetanei che se ne sono andati…
O come vorrei che i nostri riti, le nostre preghiere, le nostre riunioni, le nostre parole e i nostri gesti parlassero di questo Padre, di questo cuore. Lo urlassero.
Ma so che Lui parla, Lui urla in modo silenzioso, in modi che io non vedo e non conosco, con me e senza di me. Lo fa e lo farà sempre: lo fa col 3° figlio (dice Papa Francesco) GESU e il Suo SPIRITO!
C’è sempre un momento in cui si RITORNA. C’è sempre un momento in cui torna la MUSICA di Dio nei nostri cuori, come quella della festa per il 1° figlio che smuove il 2° figlio. E sarà festa anche per noi!