Omelia del 26 aprile

3^ Domenica di Pasqua – Anno A – I DUE STRAVOLGIMENTI – In questo tempo non è possibile leggere le pagine dei Vangeli, tutte affascinanti e ricche, se non a partire da questo tempo di pandemia da coronavirus che ha stravolto le nostre vite.
E come non vedere in questi DUE DISCEPOLI IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS, la cui vita è stata stravolta non una, ma due volte da GESU’, due nostri compagni di strada che ci aiutano oggi a capire come vivere questo momento di vita stravolta, inaugurato dal coronavirus per noi e l’umanità tutta.
Allora il DOPPIO STRAVOLGIMENTO dei due di Emmaus, diventa una chiave di lettura anche per noi.
Per cui se il primo stravolgimento era la delusione dopo la promessa, ed è il sentimento che li sta accompagnando mentre tornano (scappano?) verso Emmaus, delusi, sconfortati e probabilmente impauriti. Il secondo stravolgimento sarà invece la gioia, che li prenderà scoprendo che il MISTERIOSO VIANDANTE era GESU’ in persona, Risorto e Vivente accanto a loro, RICONOSCIUTO NELLO SPEZZARE IL PANE che genera ARDORE DI CUORE e CORAGGIOSO RITORNO per raccontare la gioiosa sorpresa che il Cristo aveva loro riservato.
Così, cari fratelli e sorelle, sarà per noi oggi. Sarà così perché con GESU’ RISORTO è sempre così. La delusione della croce, la fatica e le sconfitte inevitabili del vivere umano, solo umano, saranno sempre seguite, per tutti i secoli, dalla gioia della Pasqua, della vita risorta e risolta dalla vita divina che trasforma la nostra vita in vita divino-umana, con un intreccio inatteso e totale, dono per sempre!
Quindi aspettiamo. Con fiducia e con tenacia. Anche il buio del coronavirus e delle sue nefaste conseguenze sul piano degli affetti, della sanità, dell’economia, dei rapporti tra noi, non mancherà, grazie al RISORTO che sta sempre camminando accanto a noi, di mostrare il Bene grande che il Signore non cessa di seminare nel campo del nostro cuore, dell’umanità, del mondo, attraverso quel mite e a volte fragile e peccatore “contadino” che è la Chiesa.
Una delle “prove”, sempre da basare sulla fede, ovviamente, è innanzitutto il nostro carissimo PIETRO. È il protagonista delle due letture precedenti:
– Nella prima, gli Atti degli Apostoli, lo troviamo coraggioso testimone il GIORNO DI PENTECOSTE, che ALZATO IN PIEDI A VOCE ALTA (quale differenza dal Pietro nel cortile del Sommo sacerdote tutto intento a rinnegare!) ANNUNCIA IL CROCIFISSO RISORTO proprio a coloro che lo avevano ucciso. Senza più paura e timidezza.
– Nella seconda lettura, la sua Prima Lettera, lo troviamo ormai a Roma e scrive alle chiese probabilmente visitate in Asia minore (attuale Turchia), dove esorta i cristiani a COMPORTARSI CON TIMORE DI DIO, in forza del dono ricevuto grazie al SANGUE PREZIOSO DI CRISTO.
Dunque mettiamoci anche noi, rafforzati da questa e dalle infinite testimonianze dei credenti lungo i secoli e degli uomini e donne di buona volontà (credenti e non) che anche oggi, pensiamo alle corsie delle terapie intensive di mezzo mondo, hanno e stanno lottando contro un male invisibile e crudele, mettiamoci accanto ai DUE DI EMMAUS, ripercorriamo la loro strada, e lasciamoci guidare dalla certezza del paziente ascolto di GESU’ che sempre ascolta le nostre ansie e paure, sempre cammina accanto a noi, sempre spiega la vita con le sue gioie e fatiche usando le Scritture.
Una delle opportunità della fede in questo tempo di coronavirus è stata ed è proprio la Parola di Dio che rimane a nostra disposizione e nella quale troveremo sempre la “chiave” per comprendere il bene che Dio ci offre continuamente.
E se, per ora (siamo sicuri ancora per poco), non possiamo ancora sederci a tavola col MISTERIOSO VIANDANTE, in realtà noi siamo sempre, già a tavola con Lui, a partire da quel Battesimo che abbiamo ricevuto all’inizio della vita, e delle tante Eucaristie, magari celebrate frettolosamente o distrattamente che già abbiamo ricevuto che sono già carne della nostra carne. E comunque sentiamoci ancora in cammino, forse GESU’ ci chiede proprio questo, che prima di tornare a sederci alla mensa eucaristica, restiamo un poco alla mensa della Parola e a quella della vita, per prendere coscienza più in profondità di chi siamo, delle nostre fragilità, delle nostre responsabilità e di quella solidarietà che spesso abbiamo trascurato, per poter poi, con cuore più libero, poter tornare ad ospitarlo, non più misterioso, ma conosciuto, protagonista della nostra gioia e della nostra testimonianza: e sarà il 2° stravolgimento, quello della GIOIA.