Omelia del 24 marzo 2019
|3^ domenica di Quaresima/C – CONVERTIRCI ALLA FEDE ADULTA – Queste pagine della Scrittura possono essere l’occasione per meditare sul grado di maturità della nostra fede. Possiamo individuare infatti 4 gradi di maturità della fede e i 4 passaggi attraverso i quali, più o meno, la fede dovrebbe passare:
– Quella del bambino: fede come magia, Dio come il mago più grande.
– Quella del adolescente: fede come gabbia da cui uscire. Dio come l’antagonista da vincere.
– Quella del giovane: fede come ricerca. Dio come il grande interrogativo.
– Quella dell’adulto: fede come affidamento. Dio come il Padre a cui affidarsi.
E’ evidente che non corrisponde sempre l’età della fede all’età anagrafica. Ci sono adulti che hanno ancora una fede da bambini. Adolescenti che sono giovani. Giovani che sono già adulti o restano adolescenti, ecc… Noi dove siamo? La nostra fede dov’è?
Nella prima lettura, davanti al ROVETO ARDENTE, MOSE’ diventa adulto, la sua fede diventa una fede-fiducia in un Dio che brucia nel cuore, ma non ti consuma. Qui troviamo un segno che ci parla di una fede adulta, dove Dio è Dio e si offre, mentre l’uomo è uomo e si affida senza pretendere nulla.
Invece San Paolo, nella seconda lettura, ci mette in guardia dal primo inganno, quello della “fede con il premio”: io credo se tu mi dai qualcosa. Ricorda infatti che non esiste NUBE, ATTRAVERSAMENTO DEL MARE, BATTESIMO, CIBO SPIRITUALE-EUCARISTIA, ROCCIA SPIRITUALE-CRISTO che ti mettano al riparo dallo STERMINIO se restano esperienze vissute come magia, pensando che mi diano automaticamente il diritto alla SALVEZZA. E conclude Paolo: CHI CREDE DI STARE IN PIEDI, GUARDI DI NON CADERE. Nessuno è senza pericoli.
Mentre Gesù ci aiuta, nel Vangelo, a verificare il secondo inganno, quello della “fede con il castigo”: se capita il male ed è Dio che castiga. I GALILEI UCCISI DA PILATO MENTRE ERANO AL TEMPIO, oppure LE DICIOTTO PERSONE MORTE SOTTO IL CROLLO DI UNA TORRE, dovevano essere PECCATORI per forza per essere stati puniti in modo così duro.
Sono 2 facce della stessa fede immatura, quella del bambino. Bene fa l’adolescente a scappare da una fede così. Da un Dio così è meglio restare lontani il più possibile.
E’ quello che accade per tante persone: se ne vanno! E hanno ragione. Se non inizia la ricerca e non si approda alla fiducia, è meglio stare alla larga da un Dio così vendicativo e monotono.
GESU’ ci consegna la parola chiave della fede, è la parola: CONVERSIONE! SE NON VI CONVERTITE, PERIRETE dice GESU’, ma non nel senso di castigo, ma nel senso che potremo applicare ad una barca: se non cambia rotta andrà a sbattere contro gli scogli. Se nella nostra vita non la smettiamo di costruirci un Dio a nostra misura, andremo fuori strada, fuori rotta.
La strada giusta, la rotta giusta è di chi SI FIDA di Dio, un Dio che attraverso GESU’ si mostra come un VIGNAIOLO-contadino paziente, che chiede tempo, per ZAPPARE, per METTERE CONCIME, e dare tempo al FICO DI PORTARE FRUTTI.
Certo il tempo che abbiamo a disposizione non è infinito e viene il giorno in cui saremo TALGIATI, ma fino a quel momento, DIO stesso in GESU’ farà di tutto per aiutarci a CONVERTIRE la nostra vita e tenerla orientata verso di Lui.
Questa grande fiducia di Dio in noi, dimostrata attraverso GESU’, soprattutto con la sua passione e morte, aprirà la nostra vita all’orizzonte pasquale, di vita buona.
In un tempo dove vorremo vedere tutto diviso in buoni e cattivi, dove vorremo tutto e subito, Dio ci dà una lezione di pazienza e di accoglienza, per permettere a tutti di portare i frutti possibili. E’ così che accadono i “miracoli” come quello dell’autobus a Milano: dove la pazienza di Dio unita all’intraprendenza dell’uomo che crede nel bene, anche se è un ragazzo, anche se è egiziano, porta al bene.
CONVERTIAMO la nostra fede, facciamola diventare adulta, fidiamoci di Dio, senza paura, ma anche senza indifferenza, per portare frutti buoni per noi e per tutti. Questo è il cammino della Quaresima, questo è il cammino verso la Pasqua. Questa è la fede di Gesù e che Gesù ci chiede. Facciamolo.