Omelia del 22 luglio 2018
|16^ Domenica/Anno B – PECORE E PASTORI, SEMPRE! – Il PASTORE BUONO è il protagonista in questa domenica: è contro i CATTIVI PASTORI di cui ci ha parlato GEREMIA, è un PASTORE UNIVERSALE come lo descrive SAN PAOLO, il quale porta PACE a VICINI E LONTANI, ai due popoli e in fine UN PASTORE DAL CUORE PIENO COMPASSIONE verso le PECORE SENZA PASTORE come ci ricorda GESU’ nel Vangelo.
Ripartendo proprio dal Vangelo troviamo i DICEPOLI che ritornano da quella “prova di missione” a cui li aveva mandati GESU’ e GLI RIFERIRONO TUTTO QUELLO CHE AVEVANO FATTO E INSEGNATO: Avevano fatto i “pastori” con passione e impegno tanto da essere stanchi, affaticati e affamati.
Ci sono due prospettive nelle quali siamo chiamati anche noi oggi: Essere PECORE ed di essere PASTORI!
Siamo tutti PECORE, che spesso fanno l’esperienza di essere SENZA PASTORE e le pecore non stanno bene senza pastore, anzi probabilmente non sopravvivono. Perché siamo “SENZA PASTORE”? Mi sono venute in mente almeno 3 motivazioni: Spesso è per la nostra arroganza – pensiamo di potercela cavare da soli – oppure per la nostra ignoranza – e viviamo la vita come viene – oppure per la nostra indifferenza – e viviamo senza prenderci responsabilità (verso di noi e verso gli altri).
A quale di queste 3 categorie apparteniamo? O quale si presenta più facilmente nel nostro cuore e nella nostra vita?
Ma siamo anche tutti PASTORI o per meglio dire “collaboratori del pastore”. Domenica scorsa dicevo che siamo tutti missionari (è la stessa cosa). Chiamati, noi credenti cristiani, nel nostro piccolo, con le nostre forze, nel nostro contesto, nella nostra condizione di vita, nella nostra vocazione, a… RACCONTARE!
Raccontare che un PASTORE BUONO c’è, raccontare che una vita buona c’è, raccontare che è meglio amare che odiare, raccontare che è meglio accogliere che respingere, raccontare che siamo tutti fratelli perché figli dello stesso padre, raccontare che è meglio perdonare che odiare, raccontare che c’è un unico POPOLO, non ci sono più DUE, dieci o cento POPOLI, ma tanti fratelli, casomai: ricchi e poveri, affamati e sazi, tranquilli o preoccupati, quelli che sanno nuotare nella vita o nell’acqua e quelli che affogano nella vita e nell’acqua e di tutti – tutti, ma proprio tutti – noi dobbiamo prenderci cura, tanto da NON AVER NEANCHE IL TEMPO DI MANGIARE.
Se nella nostra vita di credenti non raccontiamo che siamo tutti pecore e tutti pastori, nel nome dell’Unico Pastore che credenti siamo? Se non abbiamo nulla da raccontare che credenti siamo? Se non abbiamo la passione di raccontare questo, come potrà vivere in noi la fede? Perché la fede c’è se la racconti, se la mostri, se la vivi.
E a chi raccontare? Ai nostri figli ad esempio, ma anche ai nostri genitori. Ai nostri colleghi di lavoro, a quanti incontreremo nelle nostre vacanze, a chi la vita ti mette accanto ora e qui… Se non raccontiamo passioni così, che credenti siamo? Ripeto: noi crediamo perciò raccontiamo e raccontando noi crediamo! Raccontare e credere che GESU’ è il nostro pastore e tutti siamo sue pecore.
E se avessimo il dubbio che è troppo rischioso, è chiedere troppo a noi stessi e restiamo vuoti, soli, isolati e senza forze: guardiamo al VANGELO, guardiamo ai DISCEPOLI, guardiamo a GESU’.
Quando i DISCEPOLI si comportano così, si ritrovano accanto un GESU’ che gli vuole così bene da dire: VENITE IN DISPARTE… E RIPOSATEVI UN PO’! Non ci chiede mai troppo. Ci chiede semplicemente tutto, tutto di noi stessi, di passione, di disponibilità. Ma contemporaneamente dona, riempie, rincuora, rassicura.
Accettiamo la chiamata di GESU’. Cerchiamo il nostro DESERTO dove stare con Lui o la BARCA dove Lui è presente: un’esperienza formativa per me o la mia famiglia, un tempo di servizio per dei fratelli che hanno bisogno, un buon libro per riempire il cuore di cose buone, del tempo di preghiera nuovo…, un po’ di vacanza dove vivere la Messa con calma, riprendere in mano un po’ di Vangelo, dove contemplare il creato ricordandomi del Creatore….
Per non dimenticare che SIAMO PECORE… e AMICI DEL PASTORE, e quando qualcuno chiede (cf la FOLLA che GESU’ trova SCESO DALLA BARCA), nei limiti delle nostre possibilità, noi ci siamo, noi ripartiamo: PECORE E PASTORI, SEMPRE!