Omelia del 2 settembre 2018
|22^ TO/B – TERRA E CIELO, INSIEME – Dopo 4 domeniche dedicate al grande capitolo di Giovanni sul PANE DI VITA, che spingeva il nostro cuore verso l’alto, verso il cielo, che ci proponeva l’Eucaristia come massimo incontro con Dio, possibile oggi, qui, ecco che oggi la Parola sembra quasi riportarci sulla terra con discorsi molto concreti.
Non ci tragga in inganno questa semplificazione. Non sono 2 discorsi diversi e separati. Tutt’altro. Potremo quasi dire che questo è conseguenza di quello. Questo è verifica di quello.
Se l’Eucaristia, se la Messa della domenica, non diventa vita concreta, Dio visibile nelle scelte quotidiane (prima lettura), carità pratica verso fratelli e sorelle poveri (seconda lettura), cuori orientati al bene e al puro (Vangelo), allora anche l’Eucaristia diventa inutile, diventa vuota recita religiosa, peggio, dirà San Paolo, diventa nostra condanna!
Dunque che ne facciamo delle nostre Eucaristie domenicali (o feriali), durante la settimana o durante le nostre giornate?
Posto che siamo tutti imperfetti e peccatori, e quindi le nostre Eucaristie sono tanto o poco, tutte sporcate dal nostro peccato, abbiamo però il coraggio (come di recente ha fatto il Papa con la lettera che ha inviato a tutto il Popolo di Dio sul tema atroce degli abusi sessuali compiuti sui minori nella Chiesa, soprattutto da parte di consacrati! La abbiamo letta? Ci siamo lasciati interpellare?) intanto di riconoscere i nostri peccati, di confessarli, di desiderare di superarli, sapendo che non li vinceremo mai del tutto, fino a che siamo su questa terra. Potremo dire di essere almeno in cammino, di avere almeno il desiderio del bene che non riusciamo a fare e il dispiacere per il male che invece spesso ci accorgiamo di commettere e di accettare in noi.
Spesso oscilliamo da una posizione all’altra, solo per giustificarci. Chi dice: quelli che vanno a Messa sono peggio di me, cerca giustificazioni e rischia di restare fuori del Regno di Dio. Ma anche chi dice o agisce come se dicesse: io che vado a Messa sono meglio degli altri, giudica con superbia e rischia di rimanere fuori del Regno di Dio.
Le letture oggi ci danno gli antidoti a questi VELENI.
La PRIMA LETTURA, viene da lontano, il libro del Deuteronomio, che risale addirittura alla tradizione di MOSE’: ci ricorda che le nostre uniche leggi sono quelle di Dio. Tradotto per l’oggi, alla luce del Vangelo, è certo rispettare il Decalogo, sintetizzato nella doppia legge dell’amore a Dio e al Prossimo di Gesù, ma potremo ulteriormente restringere e dire: accettare di essere creature, di non decidere noi cosa è bene o cosa è male, cosa è vero e cosa è falso, ma di metterci continuamente alla scuola di Dio per capire chi siamo noi (si dice avere una antropologia cristiana), e, ripeto, non pensare di essere noi a decidere cosa è bene e cosa è male. Perché oggi siamo nell’epoca della “dittatura del relativismo”, come diceva Benedetto XVI, che potremo sintetizzare: “faccio ciò che voglio”, “è giusto ciò che sento”. E non ci accorgiamo che stiamo scivolando nel mare dell’infelicità. Solo in Dio è il nostro vero bene, il bello della vita, il buono per noi. Crediamoci!
Nella SECONDA LETTRUA, San Giacomo, con semplicità disarmante, ci ricorda di essere NON SOLO ASCOLTATORI DELLA PAROLA DI DIO, ma credenti che LA PAROLA LA METTONO IN PRATICA e che RELIGIONE PURA E’ VISITARE GLI ORFANI E LE VEDOVE, cioè praticare la carità concreta. Solo così il cuore, svuotandosi si riempie. Tu come lo stai facendo oggi?
Nel VANGELO, in fine, Gesù stesso, raccontato da San Marco, mette in guardia intanto contro le regole religiose che ognuno di noi finisce per darsi, ma che, se diventano da strumento a obiettivo, tradiscono il loro intento. Tradotto: andare a Messa, pregare, accendere candele, fare pellegrinaggi e poi non praticare la carità, l’onestà, l’accoglienza, la pazienza, il parlare retto, l’affettività e sessualità rispettose, la coerenza, lo sporcarsi le mani con i poveri, la testimonianza ovunque, a nulla serve!
A conclusione possiamo dire così: la chiave per una vita felice e per andare in cielo è il PANE EUCARISTICO, ma la strada e la porta sono la CARITA’ concreta. Usiamoli entrambi.