Omelia del 19 settembre

25^ Domenica del Tempo Ordinario/B – LA PAURA DEI GRANDI, LA GIOIA DEI PICCOLI – Come anticipato domenica scorsa, a CESAREA DI FILIPPO con quelle domande (La gente chi dice che io sia? Voi chi dite che io sia?) è avvenuta la svolta nella vita e nell’insegnamento di GESU’. Abbandona l’attenzione alle folle, la prevalenza ai segni miracolosi, per dedicarsi alla formazione del gruppo ristretto di apostoli e discepoli con il 1° annuncio della Passione alla quale sente di doverli preparare.
Oggi ritroviamo GESU’ e i discepoli esattamente in questa situazione con il 2° annuncio della Passione. Mentre nel 1° Pietro aveva reagito male, segnalando la sua incapacità di capire e prendendosi una risposta dura da parte di GESU’ (il “vade retro Satana”), oggi addirittura l’evangelista dice esplicitamente: ESSI PERO’ NON CAPIVANO e aggiunge: AVEVANO PAURA DI INTERROGARLO.
Quanto ci assomigliano i discepoli! Noi come loro siamo credenti fragili e deboli. Anche noi “non capiamo” molto di GESU’ e anche in noi spesso c’è l’atteggiamento della “paura di chiedere”.
Sembra quasi che i DISCEPOLI di fronte allo scandalo della croce di cui sta parlando GESU’ reagiscano con una “rimozione” del problema, nemmeno lo ascoltano. Sono con Lui, lo seguono, ma pensano ad altro: DI COSA STAVATE DISCUTENDO? Chiede infatti GESU’ appena entrati in CASA (bella questa dimensione domestica del rapporto con GESU’, dovremo riscoprirla, o continuare a riscoprirla, visto che molti l’abbiamo sperimentata lo scorso anno durante il loock down). ED ESSI TACEVANO annota l’evangelista, esprimendo così la vergogna dei DISCEPOLI che AVEVANO DISCUSSO SU CHI FOSSE IL PIU’ GRANDE.
Anche le altre due letture mettono in luce questa dimensione fragile e povera, anche meschina dei credenti: nella prima lettura, libro della SAPIENZA, abbiamo l’atteggiamento sprezzante verso IL GIUSTO che da fastidio agli EMPI, nei quali non è difficile riconoscere la comunità dei credenti deviata, dove la religione viene piegata ai propri interessi e non al sincero ascolto di Dio e di quello che ha da dirci, tanto che quando arriva la Sua Voce tramite una persona GIUSTA, ecco la reazione e il tentativo di linciaggio morale mascherato dalla MESSA ALLA PROVA che diventa profezia del MESSIA e della “Passione e morte di Gesù”.
Come pure nella seconda lettura, sempre Giacomo apostolo, che ci accompagna da un po’ di domeniche, a descrivere in modo impietoso la situazione della comunità: DA DOVE VENGONO LE GUERRE E LE LITI CHE SONO IN MEZZO A VOI?
Non è difficile riconoscere tanti nostri difetti e limiti presenti anche nelle nostre comunità cristiane, dove facilmente si scivola a:
– Non ascoltare il maestro, ma a pensare ai primi posti (veniamo a Messa, ma spesso i nostri criteri di azione non sono cristiani…)
– Parlare male delle persone buone e giuste perché ci imbarazzano (mettendo in luce le nostre ambiguità…).
– Litigare o non capirci tra cristiani, dentro la stessa parrocchia o tra parrocchie vicine (ragionando solo in termini di potere…).

Lasciamoci allora anche noi prendere per mano da GESU’. Cosa fa? Ci sono 3 passaggi che GESU’ compie:
1) CHIAMO’ A SE I DODICI… GESU’: ci chiama vicino a Lui, possiamo dire che la Messa domenicale sia questa chiamata ed esserci non è indifferente (ovviamente con il cuore sincero e disponibile): è la nostra prima risposta a lasciarci plasmare da Lui!
2) SE UNO VUOLE ESSERE IL PRIMO, SIA L’ULTIMO E IL SERVITORE DI TUTTI. Ecco il criterio di fondo. La Chiesa, la fede, sono servizio, mettersi a disposizione dei fratelli, cercare di non vivere per se stessi, ma per qualcuno (solo così saremo per Lui!)… E’ la legge dell’amore, la legge del Vangelo, la legge dell’umano, scritta nella nostra natura umana bisognosa di cura (da dare e da ricevere)… Servire, servire, servire… solo così si entra nella felicità di DIO…
3) PRESO UN BAMBINO LO POSE IN MEZZO E ABBRACCIANDOLO DISSE: CHI ACCOGLIE LORO ACCOGLIE ME E COLUI CHE MI HA MANDATO. Per incontrare Dio, per sentire l’abbraccio di Dio, occorre abbracciare i piccoli. Tutti! Un genitore lo ha sperimentato. I figli sono “segni”… per dirci: la vita bella è così, vivere cosi, sempre, non solo con i figli… Se lo faremo con i piccoli e poveri lo faremo con tutti, se lo faremo con tutti lo faremo con Dio… e scopriremo il paradiso, qui, ora, in cielo, domani.