Omelia del 17 luglio 2022

16^ domenica del Tempo Ordinario/C – I CANTIERI DI BETANIA – Così si intitola proprio così il documento uscito in questa settimana, forse volutamente (?), dei Vescovi italiani, con il quale si darà concretezza al prossimo anno (2°) di CAMMINO SINODALE della Chiesa italiana. Dopo un primo anno di ascolto (dove 50mila gruppi e circa mezzo milione di persone coinvolte) a chiederci cosa dice lo Spirito alla Chiesa, avendo davanti agli occhi questa scena evangelica, i Vescovi, lette tutte le più di 200 sintesi delle singole diocesi, hanno aperto “3 cantieri” + 1 per chiederci di vivere un secondo anno di ascolto sinodale.
Il cantiere esprime l’idea di un lavoro che dura nel tempo, che si ispira a un progetto, ma che deve fare i conti con la concretezza della quotidianità: imprevisti (il meteo, le materie prime, i prezzi…).

Il primo cantiere riguarda: LA STRADA E IL VILLAGGIO: “mentre erano in cammino, Gesù entro in un villaggio”, scrive Luca. È un grande invito anche a noi a vivere la fede nel mondo, nei tanti mondi che ci appartengono, viverla soprattutto “ascoltando” tutti, senza distinzioni, senza pregiudizi, senza giudizi, soprattutto quelli che restano in silenzio o inascoltati (quello dei poveri, fragili, disabili, quello della cultura, delle altre religioni, quelli dello sport, dell’economia, della politica, del volontariato…), come faceva Gesù. Se possibile fuori dagli schemi e dagli spazi e dai linguaggi consueti. La domanda di fondo è intrigante: Come creare spazi di ascolto reale della strada e del villaggio?.
Perché se abbiamo qualcosa di prezioso da raccontare, Gesù e il suo Vangelo, è anche vero che quello stesso Gesù e quello stesso Vangelo ci vengono incontro nei tanti fratelli e sorelle che incontriamo nei luoghi e nei modi più disparati.

C’è poi un secondo cantiere, quello DELL’OSPITALITA’ E DELLA CASA e parte dal versetto “una donna, di nome Marta, lo ospitò”. Esprime il bisogno che tutti abbiamo, dopo il lavoro di tornare a casa, dopo l’ascolto di tante persone, di stare con volti familiari, amici, accoglienti, come le nostre famiglie, le nostre case. Sempre di più le nostre parrocchie dovranno essere capaci di esprimere anche questo volto, non per chiudersi, ma case con porte e finestre spalancate dove tanti, tutti, possono sentirsi accolti e sentirsi a casa, attraverso le quali entrare e attraverso le quali uscire. Durante la pandemia abbiamo sperimentato molto, in tanti la dimensione domestica della Chiesa, dovremo continuare a farlo per continuare a fare delle nostre case un po’ delle chiese e delle nostre chiese un po’ come casa nostra. Sarà anche l’occasione per chiederci cosa è necessario e cosa invece non lo è più, per evitare di fare “come si è sempre fatto”, per alleggerire il peso delle organizzazioni, delle strutture…
La domanda di fondo sarà legata a quale corresponsabilità ravvivare?

Il terzo cantiere si riguarda LE DIACONIE E LA FORMAZIONE SPIRITUALE, e si richiama direttamente alle 2 donne che a BETANIA abitano e al loro stile verso GESU’: MARTA che serve e MARIA che ascolta. Le nostre comunità, dice il Papa, si ammalano facilmente di “martalismo”: fare, fare, fare. Occorre ritrovare l’equilibrio tra il fare e l’essere, l’organizzare e l’ascoltare, l’agire e il pregare, è l’equilibrio tra MARTA e MARIA. Occorre inventare nuovi ministeri, condividere i compiti per evitare gli affanni, dare tempo a Dio e ai fratelli e sorelle, ascoltare Lui e ascoltare gli altri, per scoprire Dio in ogni fratello e sorella. Qui emerge il tema della formazione dei cristiani, di tutti i cristiani, a partire dalla comune vocazione battesimale, per arrivare alla scoperta dell’originale vocazione personale di ciascuno!

Concludono i vescovi ricordando che c’è già un luogo sinodale fondamentale, dove si cammina insieme arrivando dal mondo, si ascolta la Parola, si incontra Gesù nel pane, si vive la carità dell’incontro e dell’invio missionario andando verso il mondo: è la celebrazione eucaristia domenicale. Sarà da riscoprire e valorizzare come luogo della fede gioiosa e non noiosa, luogo del sorprendente dono di Dio verso di noi e non del pesante precetto nostro verso di Lui. Diventi sempre più un tornare a casa, come accadeva a GESU’ con BETANIA, dove probabilmente l’Eucaristia è stata sperimentata le prime volte, prima di essere offerta definitivamente nell’Ultima Cena. Ci aspetta un compito. Saremo coinvolti tutti. Risponderemo?