Omelia del 17 giugno 2018
|11^ Domenica del Tempo ordinario/Anno B – PICCOLE COSE – Conoscevo una persona che veniva soprannominata “piccole cose”. Era un uomo a cui piaceva ripetere questa frase. Un uomo buono, simpatico, generoso, disponibile, un bravo papà e un bravo nonno. Ora non c’è più, ma il suo “slogan” mi è venuto in mente pensando a queste letture, soprattutto la prima e il Vangelo.
Trattano di piccole cose… in apparenza (Anche quell’uomo in realtà si riferiva a piccole cose che però facevano grande la vita).
Nella prima lettura, Ezechiele parla di un RAMOSCELLO e nel Vangelo, Gesù parla di SEMI, CHICCI e GRANELLI. Piccole cose.
E per certi versi anche San Paolo, nella seconda lettura, quando contrappone la FEDE alla VISIONE, sta parlando di qualcosa di piccolo. La fede è piccola, è fragile, non dà certezze. E parla di ESILIO che sa di sconfitta e anche la sconfitta ti fa diventare piccolo…
Oggi non sono di moda le cose piccole, quelle che non danno certezze, che non danno vittorie immediate, quelle che non ti consegnano subito l’albero bello e compiuto, i campo maturo e gonfio di spighe, di ingressi trionfali. Oggi vogliamo tutto e subito….
Quante parole grandi oggi, roboanti, che fanno colpo, che danno visibilità, ti moltiplicano il consenso, i “like”, i voti. Non sono più di moda quelle piccole che sanno di artigianato, di piccoli passi, di storia quotidiana costruita con il lavoro di ogni giorno, di tessitura comune, di costruzione paziente.
A scuola non si accettano sconfitte, meglio picchiare l’insegnate che ammettere di avere un figlio che non studia. Nello sport, meglio insultare gli arbitri, gli avversari, piuttosto che accettare di avere un figlio che non è un campione o che semplicemente perde. In politica meglio urlare, sparare grande promesse illusorie, poi si vedrà, intanto si crea consenso, si obbliga l’altro a guardarti, ad ascoltarti, senza curarti delle conseguenze… Anche nella Chiesa tante volte corriamo il rischio di riempirci la bocca di paroloni, oppure inseguiamo i numeri e ci dimentichiamo la regola dei “piccoli passi”.
Dio non è così. Dio mantiene fede al suo stile. Lo aveva iniziato nel GIARDINO TERRESTRE, accettando di fare piccoli passi con ADAMO, lo abbiamo sentito domenica scorsa. Anche quando ADAMO sbaglia, viene a cercarlo per tornare con pazienza a rifare strada insieme, lentamente, a piccoli passi.
EZECHIELE, nella prima lettura di oggi ci ricorda che Dio non abbandona mai questo stile delle “piccole cose”. Quando la tentazione di diventare un popolo grande, con un forte esercito, prenderà Israele, manda i profeti a ricordare che saranno i PICCOLI e i POVERI ad avere la meglio: UN RAMOSCELLO IO PRENDERO’ DALLA CIMA DEL CEDRO… LO PIANTERO’ SOPRA UN MONTE ALTO… ISRAELE. METTERA’ RAMI E FARA’ FRUTTI E DIVENTERA’ UN CEDRO MAGNIFICO. E’ Dio che fa grande Israele, non il contrario! IO SONO IL SIGNORE, UMILIO L’ALBERO ALTO E INNALZO L’ALBERO BASSO.
SAN PAOLO nella seconda lettura, ricorda che SIAMO IN ESILIO LONTANO DAL SIGNORE FINCHE’ ABITIAMO NEL CORPO, CAMMINIAMO NELLA FEDE NON NELLA VISIONE, dobbiamo fidarci di Dio, siamo piccoli e fragili. Ma se SIAMO PIENI DI FIDUCIA non temeremo di ANDARE IN ESILIO DAL CORPO E ABITARE PRESSO IL SIGNORE. La nostra meta è Lui, e la raggiungiamo con le piccole cose della fede, non aggrappati alle grandi cose, solo apparenti, della nostra forza, della nostra ricchezza…
E concludiamo con il Vangelo, dove il piccolo SEME GETTATO DA UN UOMO… GERMOGLIA E CRESCE e arriva alla MIETITURA, senza che lui sappia come. E anche se oggi sappiamo come, tutto resta un mistero grande che solo Dio può spiegare. Il REGNO DI DIO E’ COME UN GRANELLO DI SENAPE, quasi invisibile, IL PIU’ PICCOLO DI TUTTI I SEMI, eppure diventa una pianta grande. Così la PAROLA DI DIO, è piccola cosa, ma se noi la ascoltiamo, la meditiamo, la viviamo, produrrà frutti abbondanti, piante grandi, capace di dare riposo a molte persone.
Quale è la “parola” a cui affidiamo la nostra vita?
La nostra? Quando si fa presuntuosa e pretende di avere l’unica ragione e non ascolta mai le ragioni degli altri?
Quella del politico che urla? Così invece di aiutare, a capire, a fare proposte e confrontarle, offende, pretende di dividere il mondo in buoni e cattivi e i buoni sono sempre quelli della sua parte?
Quella della chiacchiera al mercato? Di chi la spara più grossa, magari gettando fango su chi non può difendersi?
Quale “parola” stiamo dunque seminando nella nostra vita? Solo quella di Dio, che si presenta piccola e fa crescere una vita grande, vale la pena! Io la preferisco, la cerco, la leggo, la medito… e voi?