Omelia del 16 luglio 2023
|15^ Domenica del Tempo Ordinario/A – RITROVARE IL GUSTO DELLA SEMINA – Entriamo oggi nella sezione delle 7 parabole dedicate al Regno di Dio. Quella ascoltata è una delle più “potenti” e affascinanti di GESU’: il seminatore e la Parola. È anche una delle poche che il Maestro di preoccupa di spiegare.
Molti la sentiranno in un luogo di villeggiatura e speriamo che questa sia una opportunità per meditarla più a fondo e non per lasciarla sfuggire dalla distrazione, così pure ovviamente per noi…
Sappiamo però, ce lo dice la Parabola stessa, che la PAROLA cresce sempre, ben oltre alle intenzioni e alle capacità del contadino, che siamo noi, come del resto ci ricorda il Profeta Isaia nei bellissimi e famosi versetti della prima lettura: LA PAROLA, COME LA PIOGGIA E LA NEVE, NON RITORNA SENZA EFFETTO… SENZA AVER OPERATO…SENZA AVER COMPIUTO…
Il tutto con un unico obiettivo che San Paolo ai Romani nella seconda lettura definisce come la GLORIA FUTURA a cui, tra l’altro, parteciperà tutta la CREAZIONE.
Così ci viene ricordato sia l’intento universale dell’agire di Dio, che coinvolge davvero tutto e tutti, sia la sua efficacia oltre ogni nostra capacità e limite. E già questo è una buona notizia da non trascurare.
Non c’è lo spazio qui per troppi approfondimenti e certamente molti di noi hanno meditato molte volte questi passi.
Inizio da un particolare a cui non avevo mai dato tanta importanza (vedo che nemmeno nel commento che ho consultato ci sono annotazioni): GESU’ USCI’ DI CASA.
Siamo all’inizio del discorso delle parabole del Regno, momento centrale nella predicazione di GESU’ e questo discorso viene fatto FUORI CASA. Mi viene in mente l’enfasi che Papa Francesco sta mettendo in questi anni all’immagine di una “Chiesa in uscita”…
Anche i Cantieri di Betania, primo frutto dell’ascolto sinodale, parlavano della casa, ma anche della strada. C’è una tensione buona e necessaria, tra la CASA e la STRADA. Non possiamo stare solo dentro, non possiamo stare solo fuori. Ma è certo che oggi siamo soprattutto chiamati a sviluppare di più la dimensione dello stare “fuori”, dell’uscire, del parlare la lingua della vita, la vita delle persone, la vita nostra, la vita della strada, del lavoro, del tempo libero… Palare questa lingua, perché la PAROLA parli a noi, possa essere seminata davvero ovunque.
Forse veniamo da anni nei quali ci siamo troppo preoccupati della CASA, del TERRENO, finendo, come Chiesa, di dimenticare il SEME, la Parola da seminare. A furia di preparare il terreno (fare gruppo, partire dai bisogni, mettere a suo agio l’ascoltatore…) che ci siamo dimenticati di SEMINARE IL BUON SEME della PAROLA.
Come cristiani aiutiamoci insieme a trovare la “porta di casa” per uscire, per andare a seminare, per portare la Parola, che pur avendo i suoi canali, tanti e variegati, attende le nostre mani, i piedi, le bisacce, la bocca, il cuore e la intelligenza. Ritroviamo il gusto della semina, senza la preoccupazione del raccolto. Sarà Lui, il buon Dio, a definire tempi, modi e quantità del raccolto.
Il SEMINATORE intanto semina. Senza calcoli, senza troppe attenzioni, anzi nessuna. E quei 4 terreni ci rappresentano, lo sappiamo bene. Siamo noi, siamo tutti, sono in noi, ognuno li possiede tutti e tutti li troviamo intrecciati nella nostra vita…
• La STRADA, il terreno duro che non accoglie.
• I SASSI, il terreno illusorio dove non c’è nutrimento.
• I ROVI, il terreno soffocante non c’è discernimento.
• Ma per fortuna c’è anche il TERRENO BUONO, c’è sempre!
I primi li troviamo nei momenti duri e faticosi della vita.
Quando c’è un fallimento, personale, di coppia, di lavoro…
Quando c’è una guerra, vicina o lontana…
Quando ci lasciamo illudere dai miraggi del mondo…
Quando arriva la malattia o la vecchiaia…
Quando la giovinezza non dischiude le sue promesse…
Quando la politica non sa più dialogare e fare sintesi…
Quando l’economia ha il sopravvento sulle persone…
Quando l’ecologia è solo uno slogan e la natura si ribella…
Quando l’umanità non viene rispettata: il corpo e la persona…
Quando la solidarietà e la carità diventano parole vuote…
Quando gli slogan hanno il sopravvento sulla verità…
Quanti terreni brutti… ma quello buono c’è, rimane… Cerchiamolo, il Seminatore Buono continua a seminare e il frutto c’è, sempre!