Omelia del 15 novembre 2020
|33^ domenica del Tempo Ordinario/A – L’UNICO TALENTO: L’AMORE! – 4^ Giornata Mondiale dei Poveri – Papa Francesco ha detto, a proposito della crisi della pandemia, che “cosa peggiore della crisi è sprecarla”.
Guardandoci attorno dovremo riconoscere che lo abbiamo già fatto, anche se, purtroppo, abbiamo una seconda possibilità. La leggerezza con cui abbiamo, mi pare, affrontato l’estate, come singoli, come paese e come governanti, mi pare stia a dimostrare che abbiamo, almeno in parte sprecato, la crisi della primavera. Auspichiamo che non capiti lo stesso per la seconda ondata.
Ed è quello che è capitato al TERZO SERVO, il quale ha “sprecato” la sua occasione.
Gesù è sempre abile nel mescolare in poche frasi tanti elementi che ci obbligano a riflettere, che ci obbligano a decidere, che ci inquietano e magari ci lasciano perplessi.
Non teme ad esempio di essere paragonato a un PADRONE DURO, ESIGENTE E PREPOTENTE. Ma non dobbiamo farci ingannare dalla “cornice” del racconto che volutamente è provocante.
Oggi, 4^ giornata mondiale del povero, potrebbe suonare ancora più stonato questo racconto dove quello che ha meno viene duramente criticato e quello che è ricco viene elogiato molto. Ma anche questa prospettiva non è corretta: ripeto è una “cornice narrativa”, dobbiamo andare alla sostanza del messaggio.
Questa sostanza potremo così descriverla:
- Innanzitutto la parabola ci ricorda che tutto quello che possediamo, tanto o poco, non è nostro ma è di Dio! E’ quella che la Dottrina sociale della Chiesa, anche con Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti” chiama “destinazione universale dei beni”. Non esiste un diritto assoluto di proprietà delle cose da parte degli uomini, perchè tutto è di Dio per il bene di tutti! Ci crediamo? Oppure facciamo finta?
- Un secondo elemento sostanziale, mi sembra il fatto che noi, come SERVI di cui Dio si fida, riceviamo tutti dei talenti, in misura diversa, ma ognuno di noi è destinatario di doni di Dio! Sono di Dio, ma li affida a noi con grande fiducia e disponibilità. Quali sono i nostri/miei talenti? È importante scoprirli presto…
- Altro elemento fondamentale nel quadro descritto è che Dio ama colui che si dà da fare, che mette a frutto i talenti che ha ricevuto. Non ama la pigrizia, non ama la lamentela, non ama le chiacchiere. Ama i fatti concreti, la capacità di operare e di moltiplicare il bene. Non ama chi mette la testa sotto la sabbia, che sotterra il tesoro. Noi da che parte stiamo? Quali i frutti finora? Questo lo troviamo ben descritto nella prima lettura, libro dei Proverbi, in quell’elogio della DONNA FORTE E OPEROSA…
- In fine almeno un altro elemento sostanziale è quello relativo al RITORNO DEL PADRONE (come del resto lo SPOSO domenica scorsa). Il tempo che ci è dato non è illimitato. I talenti che ci sono consegnati non resteranno senza riscossione finale. È il richiamo alla responsabilità, alla libertà operosa per il bene (la libertà di fare il male non è vera libertà!). Ci sarà un giorno in cui ci verrà chiesto conto della nostra vita. Tanta o poca, ricca o povera. Chi fine hanno fatto i miei talenti? ci dirà il Signore?
Potremo a questo punto chiederci: Quali sono questi TALENTI? Certamente li possiamo individuare nelle tante qualità e capacità che ognuno di noi ha, nei beni materiali che possiede, nelle relazioni in cui è immerso, nei valori con i quali ha cercato di vivere.
Ma alla fine tutto si riduce ad una domanda. Quando verrà il GIORNO DEL SIGNORE, COME UN LADRO DI NOTTE, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura, solo questo ci verrà chiesto: HAI AMATO?
E così torniamo alla GIORNATA DEI POVERI, torniamo alla CRISI DA NON SPRECARE: il talento fondamentale da non sotterrare ma mettere in circolo il più possibile (chi 5, chi 2, chi 1) è l’AMORE.
L’amore per quella mamma che ha visto morire inghiottito dal Mediterraneo il suo bambino! L’amore per quella famiglia vicina di casa che magari è in quarantena e non sa chi mandare a fare la spesa. L’amore di chi rinuncia ad andare a bere un aperitivo per proteggere le persone dal contagio. L’amore di quella suora che spende tutta la sua vita in terre lontane e poverissime. L’amore del politico che non accetta regali o privilegi per servire meglio che può la sua gente. L’amore di una mamma e di un papà che mettono al mondo un figlio… C’è tanto da amare in questo mondo. Facciamolo. È il talento che abbiamo ricevuto, non sprechiamolo, mettiamolo a frutto, ora!