Omelia del 14 giugno 2020

Corpus Domini – Anno A – VITA CONDIVISA – Molti mi hanno raccontato di come in questi mesi, soprattutto nel mese di chiusura totale hanno riscoperto il gusto di stare in famiglia, di mangiare insieme, genitori e figli soprattutto. La vita frenetica, gli orari diversi, la necessità del lavoro o della scuola da un lato, una certa superficialità o distrazione dall’altro, avevano fatto dimenticare a molti il sapore “feriale” dello stare insieme.

La tavola è stata per molti uno dei momenti fondamentali dove questo si è realizzato. Mangiare insieme infatti è molto più che mangiare, è condividere la vita, è raccontare la vita, è crescere insieme, è prendersi cura l’uno dell’altro, è dono reciproco.

 

Tutto questo lo ritroviamo oggi nella festa dell’EUCARISTIA, del pane (e vino) consacrato, del CORPUS DOMINI. Quel “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME” unito al “QUESTO E’ IL MIO CORPO” e ancora al “MANGIATENE TUTTI” sono le parole grandi è belle che GESU’ ci ha lasciato, o meglio, attraverso le quali ci ha lasciato Se stesso.

Una cena insieme, parole condivise, pane condiviso, vita condivisa. Dal nostro essere a Sua disposizione: il pane e il vino FRUTTI DELLA TERRA E DEL LAVORO DELL’UOMO, noi stessi INSIEME (e quanto ci siamo accorti che ritrovarci la domenica insieme non è cosa da poco, non è facoltativo, non è sostituibile da nulla, nemmeno dallo streaming). E tutto questo messo nelle Sue Mani, la nostra vita nelle sue mani che diventa la Sua Vita: Lui a nostra disposizione: QUESTE E’ IL MIO CORPO – E’ IL MIO SANGUE, che diventa vita nostra, messa nelle nostre mani.

Quale dono grande. Quale scambio grande. Quale distanza grande che viene colmata.

E se da un lato si può capire chi sente così tanto questa distanza da fare fatica a fare il gesto povero e indegno di prendere in mano (e non in bocca) il pane, di usare dei guanti, come è stato necessario ultimamente, dall’altro si capisce altrettanto chi invece sente così tanto questa vicinanza che capisce bene come, non è frutto di nessun merito e non c’è gesto tanto sacro capace di meritare nulla e questo Dio è grande proprio perché si sporca, si lascia contaminare mettere nelle nostre mani (guanti o non guanti) che restano sempre sporche (e noni in bocca che spesso è ancora più sporca delle mani).

E hanno ragione entrambi. E hanno torto entrambi.

Importante però è non perdere il Dono. Non perdiamo il Dono: FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME ha detto GESU’.

Questo conta, questo basta, questo fa vivere.

 

Abbiamo sentito nelle tre letture, tre echi diversi dello stesso dono. La promessa nell’Antico TestamentoDeuteronomio, un DIO CHE CAMMINA CON NOI, che ci libera dalle SCHIAVITU’, che ci purifica nel DESERTO, che ci dona la MANNA, che apre il MARE e la ROCCIA per donarci VITA che da soli non possiamo darci.

E poi nel Vangelo di Giovanni, dove GESU’ mantiene la promessa in modo nuovo, sorprendente, inatteso: IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO, SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO. Quale dono grande, qui, adesso, per sempre.

E in fine San Paolo ai Corinzi, che rappresenta noi e il compimento della promessa, nel PANE BENEDETTO e nel CALICE BENEDETTO, dove da MOLTI DIVENTIAMO UNO e il miracolo continua e continuiamo il cammino.

Quel cammino che rendevamo visibile nella PROCESSIONE, segno grande della vita cristiana dietro a GESU’ EUCARISTIA, ma segno di qualcosa di reale che ogni domenica si compie nell’incontro eucaristico, nella Messa, si compie per sbocciare e fruttificare (ricordate il fiore della Trinità, che nasce dalla Pasqua e conduce, appunto al frutto dell’Eucaristia che oggi celebriamo), sbocciare e fruttificare ogni giorno nel nostro SENTIRCI FRATELLI, con tutti, indistintamente. Questo pane che pochi, sempre meno, riceviamo, è per TUTTI, e mentre cala il numero dei partecipanti, ma nel Cenacolo erano pochissimi, e non smettiamo di dire/raccontare quale grande dono sia comunque (è la nostra missione, è la evangelizzazione che sempre ci devono muovere, riguardare, interessare), mentre questo segno resta piccolo, perché vuole essere così, resta il segno grande, resta il tutto, la salvezza di tutti, resta il bene universale, la caparra del mondo, la sorpresa di una VITA appunto CONDIVISA, quella di Dio con noi, e da noi con gli altri. Ed è Paradiso anticipato, in attesa del Paradiso per sempre, quando non servirà più camminare, non servirà più il pane, saremo a casa, con Lui e tra noi, per sempre.