Omelia del 13 marzo 2022

2^ domenica di Quaresima/C – GIA’ E NON ANCORA – Da ABRAMO al TABOR, in mezzo c’è la PROMESSA di Dio.
Una promessa iniziata con ABRAMO e ribadita per l’ultima volta sul “monte” TABOR prima di venire pienamente e definitivamente realizzata su un altro “monte” GOLGOTA.
Non a caso ci sono due gruppi di testimoni autorevoli: MOSE’ ed ELIA da una parte e PIETRO, GIOVANNI e GIACOMO dall’altra.
DIO che ad ABRAMO aveva promesso con garanzia unilaterale, con quel rito ancestrale di giuramento, verso l’uomo (tutta l’umanità è rappresentata da ABRAMO), nel TABOR completa l’opera, perché dall’antico POPOLO, rappresentato da MOSE’ e ELIA, passa al nuovo rappresentato da PIETRO, GIOVANNI e GIACOMO.
Quale promessa? La capiamo guardando al VOLTO e alla VESTE di GESU’ divenuti irriconoscibili, nuovi, affascinanti, tanto da far dire a PIETRO: MAESTRO E’ BELLO PER NOI ESSSERE QUI.
È la promessa di bene che DIO fa all’umanità.
Una promessa GIA’ realizzata, definitivamente realizzata da GESU’ sulla croce e qui come anticipata.
Ma anche una promessa NON ANCORA pienamente realizzata, tanto che le fatica della vita, le crisi e, purtroppo, le guerre, continuano imperterrite, come ben sappiamo e conosciamo.

E noi? A noi viene chiesto di ESSERCI. Magari addormentati come i DISCEPOLI, ma essere presenti. Magari impauriti, ma esserci. Ci sono momenti nella vita e nella storia dove conta esserci, non stare a guardare. Chi c’è, farà l’esperienza di PIETRO e i suoi compagni: non vede e non capisce tutto, ma qualcosa vede e qualcosa capisce!
La vita è sempre così. Non vediamo e non campiamo tutto, ma per vivere dobbiamo provarci, anche se non vediamo e non capiamo tutto.
Quanto scegli una scuola, un lavoro, un indirizzo universitario, quando ti innamori e decidi di provarci, quando decidi di sposarti o quando decidi (o accetti) di diventare genitore, o quando diventi nonno o vai in pensione… Ci sono momenti in cui occorre esserci con lo sguardo in avanti e non indietro, in alto e non in basso. Solo così si vive!!! Ad ogni età.
Il SIGNORE ci dice: Fidati! Prova! Sali sul monte TABOR della vita, sui tanti monti TABOR della vita, e così vedrai, così potrai intuire abbastanza, anche se mai abbastanza, per scendere e partire e così vivere la vita, la tua vita, sempre.
Fidandoti e confidando che DIO si prenderà sempre cura di te e non ti abbandonerà mai ai lati della strada o peggio sulla strada sbagliata.
Dio ti accompagnerà, correggerà il tiro, ti aiuterà a raggiungere in qualche modo il tuo bersaglio.
Dio è così. Cammina con noi, come ha camminato sempre con ABRAMO. Non gli ha tolto la fatica di camminare, di conquistarsi la terra promessa, ma lo ha accompagnato sempre.
Il Signore questo fa. E noi crediamolo e facciamolo con Lui.
È quello che stanno facendo i popoli ucraini (e tanti altri popoli prima di loro): anche se sembra inutile, lottano, perché sanno che prima o poi arriverà la luce, il Signore non abbandona chi lotta per una causa giusta. Sanno che c’è un bene più grande e anche se non sanno quando lo raggiungeranno o se loro lo raggiungeranno, lottano, per se stessi e per i loro figli.
Così dobbiamo fare anche noi credenti con la fede e per fede! Consapevoli che c’è un BENE PIU’ GRANDE che Dio ci ha promesso e garantisce: lottiamo, vivendo con intensità e responsabilità, seguendo le vie che GESU’ traccia continuamente (FATEVI MIEI IMITATORI ci ricorda San Paolo).
Perché, è sempre san Paolo, LA NOSTRA CITTADINANZA E’ DEI CIELI, mentre qui sulla terra ci appartiene solo il cammino.
Ma la meta vale la pena, per questo RESTIAMO SALDI NEL SIGNORE. IL NOSTRO MISERO CORPO SARA’ TRASFIGURATO E CONFORMATO AL SUO CORPO GLORIOSO.
Quello che PIETRO vede sul TABOR accadrà anche a lui e accadrà a tutti noi, giorno dopo giorno, solo se sapremo restare in cammino, il cammino del bene, dell’amore, del dono, quello che GESU’ ci ha mostrato, ci ha raccontato, ha vissuto per noi, prima di noi e con noi.

Saliamo dunque nel nostro TABOR, saliamo sempre il TABOR della vita e della fede. Alla fine arriveremo a toccare e a entrare nel cielo!