Omelia del 1° ottobre 2023

26^ Domenica del Tempo Ordinario/A – DUE FIGLI, TRE PENSIERI, UNICO OBIETTIVO – Un’altra PARABOLA, un altro insegnamento su DIO che non usa il linguaggio religioso, ecclesialese… GESU’ ci parla di DIO, del PADRE, di SE’ senza usare parole difficili, senza uscire dal contesto della vita, ma restandovi dentro. Ancora il tema del LAVORO, ad esempio, come domenica scorsa, tema decisamente poco ecclesiastico e molto concreto.
Allora erano degli OPERAI, oggi ci sono dei FIGLI. E siamo sempre noi, fuori di parabola, i protagonisti, noi e il nostro rapporto con Lui. Allora erano i peccatori vs gli ebrei osservanti (PUBBLICANI E PROSTITUTO vs CAPI DEI SACERDOTI E ANZIANI). Oggi: da credenti-praticanti, vs credenti non praticanti, vs atei pensanti (alla Napolitano) vs atei intransigenti e irridenti (alla Augias per capirci).
Comunque quei FIGLI siamo tutti. Chi di noi non ha mai risposto “uffa” ai genitori? Forse chi ha una certà età, e ricorda quanto rispetto c’era (ma era tutto autentico e sincero?), mentre oggi i figli (i pochi rimasti) sembra non sappiano piu dove abiti il rispetto (almeno così sembra). È poi più probabile ritrovare entrambi i FIGLI dentro di noi.
Infatti entrambi i DUE FIGLI della parabola non hanno per niente voglia di andare a lavorare nella vigna del PADRE. Ma se la condizione è simile, e questo ci ricorda che la nostra condizione di partenza è uguale per tutti (!), l’esito invece sarà diverso. E questo ci testimonia che davvero Dio vuole e ci lascia essere protagonisti liberi del nostro destino. Davvero il nostro destino di eternità ci è affidato, è nelle nostre mani.
Alla fine dunque, quello che conta non è il punto di partenza, ma il punto di arrivo. Non conta come ci arrivi all’incontro con Dio, ma il fatto che prima o poi, in un modo o nell’altro tu possa arrivarci.
Cosa significa però INCONTRARE DIO? FARE LA VOLONTA’ DEL PARDE? ANDARE A LAVORARE NELLA VIGNA?

Un primo pensiero che mi viene. Mi sento certo mancante. Assomiglio al SECONDO FIGLIO, perché ho detto “si”, ma se poi vado a guardare in profondità la mia coscienza, il mio modo di essere, di vivere e di pensare, mi accorgo di avere tanti limiti, tante mancanze, tante fragilità. Dico e non faccio, prometto e non mantengo, dovrei e non sono… mi accontento, mi nascondo dietro le mie sicurezze religiose che non sempre sono così limpide e trasparenti.
Subito però mi viene un secondo pensiero. Se DIO è così vicino ai fragili e peccatori (PROSTITUTE E PUBBLICANI), allora certamente è vicino anche a me, che mi sento così mancante, fragile, incoerente. Posso sperare. Si, posso sperare anche io. Posso farcela, posso ripartire, posso cambiare. Come il PRIMO FIGLIO, che dice no e poi invece va. Certo quell’OGGI chiesto dal PADRE AL FIGLIO dice di non perdere tempo, dice di fare ora ciò che spesso rinviamo a domani, dice di agire adesso. Il tempo è lungo, ma è anche breve. Non perdiamolo. Anche cambiare parrocchia o cambiare parroco diventano opportunità per non avere alibi, per vivere oggi la chiamata di DIO e mettersi in cammino verso la VIGNA.
Mi viene in fine un terzo pensiero quando mi chiedo: ma cos’è la VIGNA? Cosa vuol dire lavorare nella vigna? La risposta mi sembra ci viene suggerita delle letture precedenti:
– Punto di partenza: AVERE GLI STESSI SENTIMENTI DI CRISTO ci ricorda San Paolo ai Filippesi. Si parte da qui, si parte così: CIASCUNO NON CERCHI L’INTERESSE PROPRIO MA QUELLO DEGLI ALTRI. È quello che ha fatto GESU’ (= avere gli stessi sentimenti, lo stesso sentire, lo stesso stile). Questo ci darà CONSOLAZIONE, CONFORTO. Questo esige COMUNIONE, SENTIMENTI DI AMORE E DI COMPASSIONE, UNANIMITA’ E CONCORDIA.
– Punto di arrivo: è la GIUSTIZIA di cui ci ha parlato il profeta Ezechiele. Il GIUSTO cerchi la GIUSTIZIA, cioè il BENE, fare ciò che è RETTO E GIUSTO. Cosa vuol dire? Descrive ancora il rapporto con gli altri! Vivere i rapporti con il prossimo, cercando il suo bene. Un bene che sia per tutti il più possibile uguale, che non crei differenze, ma le elimini, che di opportunità uguali a tutti.
La VIGNA del SIGNORE non è DIO, fare qualcosa a Lui, ma sono gli ALTRI! Fare qualcosa PER GLI ALTRI, il prossimo, il fratello e la sorella, da amare, per cui volere il bene, per i quali dimenticare se stessi, come ha fatto GESU’ per noi.
Sono 3 bei pensieri, facciamoli diventare azione, vita vissuta!