Omelia 9 ottobre 2016

XXVIII TO/C                                                                    9/10/2016

FEDE, GUARIGIONE E GRATITUDINE

 

Ci sono 3 parole che mi risuonano ascoltando questo brano del Vangelo e che ritroviamo pure nella prima lettura e sono: FEDE, GUARIGIONE e GRATITUDINE.

Si richiamano, si sostengono, si intrecciano nella vita di quei LEBBROSI, di NAAMAN IL SIRO, ma anche in ognuno di noi, anche se ovviamente in modi differenti.

 

C’è innanzitutto la FEDE, anzi, possiamo dire che è lei l’obiettivo finale del Signore. Essa è spesso imperfetta: NAMAAN all’inizio della sua vicenda non crede, non si fida, poi dei servi lo convinceranno ad IMMERGERSI NEL GIORDANO; i 10 LEBBROSI credono, ma solo in GESU’ MAESTRO, non lo riconoscono come Signore! La fede è sempre un cammino, è sempre in cammino. Deve crescere, essere sostenuta, alimentata, ma è l’obiettivo. Nel Vangelo è chiaro, GESU’ dice al SAMARITANO: ALZATI, E VA’ LA TUA FEDE TI HA SALVATO. E’ la fede che salva, ed è la fede che mete in cammino. Anche NAAMAN conclude la sua esperienza credendo profondamente nel Dio di Israele: ORA SO CHE NON C’È DIO SU TUTTA LA TERRA SE NON IN ISRAELE e si porta a casa della terra perché non può più fare offerte ad altri dei.

 

Poi c’è la GUARIGIONE. La guarigione dalla LEBBRA è certamente qualcosa di grande, di potente. Ed è certamente ciò che spesso noi chiediamo a Dio perché ci manca e la desideriamo profondamente. E Dio non si sottrae, ma la trasforma. Non si ferma al solo alla guarigione fisica, ma invita ad andare oltre. NAAMAN sorprendentemente viene guarito. I 10 LEBBROSI sono tutti accontentati. Ma non bisogna fermarsi in questo. Altrimenti prima o poi, alla prossima, inevitabile, malattia, resteremo delusi.

Occorre che la GUARIGIONE parli e comunichi il messaggio che porta. E questo messaggio è il seguente: C’E’ UN DIO IN ISRAELE, oppure c’è DIO IN QUEL MAESTRO DI NOME GESU’.

Ed ecco che sboccia la GRATITUDINE. Essa è un primo traguardo, un traguardo che apre al traguardo vero, la FEDE CHE SALVA, si perché è la SALVEZZA il nostro obiettivo, la salvezza totale, completa, definitiva.

La porta della SALVEZZA è dunque la GRATITUDINE. E se in NAAMAN la vediamo spalancata, nell’episodio evangelico ne vediamo la fatica e la poca consistenza: 1 contro 9!

Solo se c’è GRATITUDINE, la GUARIGIONE diventa SALVEZZA. E sulla GRATITUDINE possiamo dire molte cose:

         ad esempio che Dio, da una parte, non la pretende e presumibilmente i 9 lebbrosi saranno rimasti guariti, anche se non ancora salvati!

         Dall’altra però Gesù la pretende quando chiede dove sono finiti gli altri, ma evidentemente la sua è una pretesa a fin di bene, perché vorrebbe salvi tutti.

         La GRATITUDINE non è solo questione di buone maniere. Il dire GRAZIE, che Papa Francesco con semplicità e insistenza propone ai fidanzati, esprime unatteggiamento di fondo, il riconoscere che il donatore è Dio, significa avere fede.

         La GRATITUDINE dice anche la libertà che nasce dalla gratuità di un gesto che èdono puro. Dio non è tenuto a guarirci, eppure ci guarisce.

         La GRATITUDINE testimonia infine di una relazione che è l’unica possibile con Dio, quella gratuita appunto. Non meritiamo nulla e Lui non ci deve nulla. Eppure Lui c’è, guarisce, salva (cf i SERVI INUTILI di domenica scorsa).

 

Gesù dunque è il nostro GIORDANO, un guaritore perenne, qualche volta anche di corpi (e va bene chiedere di guarire da malattie o altro), ma soprattutto e innanzitutto Gesù è guaritore di anime, dell’anima, nel senso che le guarisce dal male,dall’egoismo, dal rischio di chiudersi e implodere, ma ci dona la fede che apre, che facendoci uscire da noi stessi ci fa entrare nel GIORDANO che è il cuore di Dio dove saremo salvi, guariti per sempre, puri e rinnovati eternamente. Saremo ciò che dobbiamo essere. Saremo belli e puri, liberi. A questo ci vuole portare la fede. Perquesto diciamo sempre, a Dio, GRAZIE!