Omelia 7 agosto 2016

XIX TO/C                                                                              7/8/2016

MI FIDO DI TE

L’autore della lettera agli Ebrei inizia la pagina che abbiamo letto nella seconda lettura con unafrase importante ma strana: LA FEDE E’ FONDAMENTO DI CIO’ CHE SI SPERA E PROVA DI CIO’ CHE NON SI VEDE. E’ strano sentire parlare di “fondamento” e di “prova” parlando di “fede”. Se c’è una cosa che non si prova e non è fondamento sicuro, ci verrebbe da dire, è la fede. Io “credo”, le cose che non vedo e non tocco, quelle dunque di cui non possiedo la prova e il fondamento. E in parte questo è verissimo.

Si, ma solo in parte.

Oggi siamo spesso, troppo spesso, portati a pensare che nella vita le cose che contano sono quelle dove non serve la fede, perché hanno “fondamento” e “prova” certa. E spesso siamo portati ad associare queste realtà alla scienza e alla tecnica. Anche questo è vero, ma anche questo solo in parte.

Pensiamo alle OLIMPIADI che si sono appena aperte. Ogni 4 anni, ormai da più di 100 anni, tutto il mondo, o quasi, si ritrova con i propri atleti per vivere qualcosa di cui non abbiamo nessun fondamento e nessuna prova: vincere una medaglia. La vittoria in una gara infatti, salvo qualche rara eccezione, che però non dura molto (cf Bolt o la nostra Pellegrini), non è mai qualcosa di cui si è certi, ma è sempre qualcosa che si spera. Eppure nonostante questo ogni 4 anni ci ritroviamo a vivere questo momento, ci teniamo, facciamo il tifo, viviamo gioie e delusioni e… non ultimo, si muovono anche tanti soldi (forse troppi). Perché?

Perché si vive di fede! Si vive soprattutto di fede!!

C’è e ci deve essere nella nostra vita molta più fede di quella che spesso siamo portati a pensare.

Non a caso l’autore della Lettera agli Ebrei subito dopo comincia a parlare degli ANTENATI, e parte da ABRAMO, da SARA, da ISACCO, da GIACOBBE… tutte persone che si mettono in moto per fede, senza sapere se quello che era promesso da Dio sarebbe stato vero oppure noi, per lo meno all’inizio eppure si mettono in gioco…

Ma non è altrettanto vero che anche noi facciamo le cose più importanti della vita per fede?

Nasciamo con un atto d’amore e di fede-fiducia dei nostri genitori. Cresciamo fidandoci che il nostro futuro sarà buono e pieno di speranza. Ci innamoriamo sperando che davvero quella persona sia il nostro grande amore. Studiamo, lavoriamo, ci divertiamo, tutte cose che hanno bisogno di fede per essere iniziate… E potremo continuare.

Siamo fatti per la fede, appunto, molto di più di quello che siamo disposti a pensare.

La scienza e la tecnica stesse, più di quello che pensiamo, si basano sulla fede, almeno in parte, la fiducia che un certo fenomeno che si è sempre ripetuto così, così continuerà a ripetersi sempre, salvo restare sorpresi il giorno in cui scopriamo che accade qualcosa di diverso e li scopriamo che la realtà è più grande delle nostre teorie.

E allora si capiscono bene e sono belle, tanto belle, le parole di Gesù nel Vangelo: NON TEMERE PICCOLO GREGGE. Non aver paura, c’è un PADRE che ci darà il suo REGNO. Abbiamo qualcuno, Dio, che si occupa di noi. Potranno accadere cataclismi, drammi, ingiustizie, errori, cattiverie, tutto quello che vogliamo, ma il credente non deve temere! Deve avere fiducia, deve credere.

Anzi, aggiunge Gesù, impostate, impostiamo la nostra vita proprio così, fidandoci di Lui e non delle nostre RICCHEZZE, come ci veniva ricordato domenica scorsa: VENDETE CIO’ CHE POSSEDETE E DATELO IN ELEMOSINA. Questo stile, poi ognuno lo vivrà come è capace,è l’unico che ci può aiutare veramente a vivere di fede, e quindi a vivere con il massimo difondamento e di prova possibili. Senza quella illusione traditrice che ci fa pensare invece che la vita è buona se è garantita, se è fondata, se è provata. La nostra vita sarà si così, ma solo se affidata a Colui che può essere veramente garante, prova e fondamento: Dio.

Se ci affidiamo a Lui, se, come quell’AMMINISTRATORE FIDATO E PRUDENTE, sapremo riconoscere sempre che la vita non è nostra, ma dipende da un Altro a cui dovremo un giorno rispondere, allora, come ABRAMO, SARA, ISACCO, GIACOBBE, sapremo metterci in gioco, partire e scoprire che valeva la pena. Il contrario è restare fermi, sicuri di non sbagliare, perché fermi, immobili, senza rischio ma anche senza frutto. Così sembra sicuro, ma così è morte.