Omelia 5 luglio 2015

14^ TO/B                                                                             03/07/2015

CREDERE E NON CREDERE

Alla grande fede della DONNA EMOROISSA di domenica scorsa si contrappone oggi la poca fede dei COMPAESANI DI GESU’.

Sappiamo bene che esiste dentro di noi questo rischio in tante cose, la salute, i soldi, l’amore, l’amicizia…: le apprezzi di più solo quando ti mancano… Così pure per la fede. E allora proprio chi frequenta, chi è abituato a credere, pregare, andare a Messa rischia di più degli altri di “dare per scontato Gesù” come i suoi COMPAESANI DI NAZARET.

Eppure essi riconoscono le COSE CHE FA, LA SAPIENZA e anche i MIRACOLI. Ma la scorza dell’abitudine, del “noi sappiamo”, “noi lo conosciamo”, “non c’è nulla di nuovo”… è più forte.

Pensiamo a quanto questo sia vero anche tra di noi, soprattutto per coloro che abitano in un paese da tanto tempo: quella persona li, so bene cosa ha fatto da giovane (e giù giudizi e pregiudizi), quella famiglia li è sempre stata così (e giù giudizi e pregiudizi), quel prete, quelsindaco, quel gruppo, ecc… Se questo poi si traduce in un atteggiamento accogliente e disponibile verso i nuovi, coloro che vengono da fuori, è cosa buona. Se invece diventa diffidenza e chiusura verso i nuovi, verso gli altri, i diversi allora è cosa cattiva.

Purtroppo sappiamo che spesso prevale il secondo atteggiamento. Perché? Perché c’è in noi una radice, l’INCREDULITA’, che abbiamo tutti. Da sempre. Noi cristiani lo chiamiamo “peccato originale”, è l’inevitabile sfiducia verso gli altri e verso Dio. Il Battesimo cancella il “peccato originale”, ma non l’inevitabile, rimane la libertà di non fidarci. Detta in positivo, Dio con il Battesimo si fa vicino e vicinissimo a noi: è come nel Vangelo, TORNA A NAZARET, torna a casa sua, perché ognuno di noi, ogni uomo e donna è “casa sua”, ma poi, RIMANE ALLA PORTA E BUSSA, cioè ci lascia liberi di lasciarlo entrare oppure no.

Dice bene San Paolo ai Corinzi nella seconda lettura: TI BASTA LA MIA GRAZIA. AFFINCHE’ IO NON MONTI IN SUPERBIA, anche noi credenti non montiamo in superbia ricordiamo che non abbiamo garanzia, ma siamo portatori di un dono che chiede sempre di essere preso in mano, accolto, chiede sempre un nostro “si”. Detta in negativo: anche noi portiamo una debolezza dentro che non ci lascia la tranquillità della garanzia: sei venuto a Messa? Va bene ma non basta. Hai detto una preghiera? Va bene ma non basta… No, ogni giorno è un nuovo giorno e si riparte, ma il “si” possiamo dirlo sempre.

 

Cos’è la FEDE se non esattamente questo: chiedere e richiedere continuamente l’aiuto di Dio perché ci aiuti a credere e credendo sperare e sperando amare che è esattamente ciò che ognuno di noi desidera di più, amare ed essere amato.

 

Per CREDERE, SPERARE e AMARE, occorre continuamente riconoscere le nostre debolezze e confidare nella forza di Cristo.

Cosa veniamo a fare in Chiesa ogni domenica? Se non riconoscere le nostre debolezze e confidare nella forza di Cristo. Perché preghiamo ogni giorno? Se non per chiedere l’aiuto di Dio e sperare di più. Perché cerchiamo di vivere il comandamento dell’amore? Se non per ricevere da Dio quell’amore di cui noi per primi abbiamo bisogno.

 

E questo cammino, finché siamo su questa terra non sarà mai finito. Il Signore ci liberi dalla superbia – proprio noi credenti, noi che frequentiamo la parrocchia – di sapere, di sentirci a posto, già arrivati, di pensare di conoscere pienamente Cristo, per sempre..

 

3 le strade per giungere e soprattutto restare nella fede, nella speranza e nell’amore:

– c’è quella miracolosa del dono dall’alto (alla San Paolo)…

– c’è quella della PREGHIERA, come la DONNA EMOROISSA, una preghiera vera, coraggiosa, costante, insistente…

– c’è in fine quella della CARITA’, che è insieme facile e difficile, ma molto interessante, perché è disponibile per tutti: amare sinceramente e concretamente il prossimo apre il cuore alla fede in Dio amore che ci viene a cercare e a trovare a casa nostra.

Forse tutti questi profughi (ma sono così tanti? In Libano sono 1,5 milioni cf. p. Valentino la settimana scorsa), sono una grande occasione per amare e quindi per sperare e credere, sono forse il modo con cui, oggi, Dio viene a trovarci a casa nostra per aiutarci a credere, sperare e amare, a uscire dalle nostre sicurezze… e non farci cadere prigionieri delle nostre superbie. E allora: Grazie Signore.