Omelia 4 giugno 2017
|Pentecoste 04/06/2017
DONO GRANDE PER TUTTI
La PENTECOSTE come compimento della PASQUA è ben comprensibile nel brano del Vangelo di GIOVANNI che ogni anno leggiamo oggi: La presenza di GESU’ RISORTO diventa presenza dello SPIRITO: RICEVETE LO SPIRITO SANTO, dice infatti Gesù ai DISCEPOLI riuniti nel Cenacolo. Nel brano degli Atti invece leggiamo quello che dovette avvenire dopo 50 giorni, potremo dire che il dono iniziato il giorno di Pasqua, diventa completo, dopo un “tirocinio” il giorno di Pentecoste.
E quel dono unico, pieno e definitivo, attraverso la mediazione della Chiesa, si propaga, si allarga e abbraccia le generazioni e ognuno di noi. Anche per noi infatti il giorno del BATTESIMO inizia una presenza nuova di Dio in noi tramite il suo Spirito Santo e con la CRESIMA viene come perfezionato e completato. Ma in realtà giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno, attraverso i sacramenti dell’EUCARISTIA e della RICONCILIAZIONE, quel dono germoglia e porta frutti nelle nostre vite fragili e bisognose.
Non a caso evidentemente, prima della Pasqua Gesù dona l’EUCARISTIA, e dopo la Pasqua, dona il PERDONO. Entrambi ci permettono di restare in “equilibrio” sul filo della vita, senza restare da un lato senza cibo e dall’altro senza guarigione.
Perché la PENTECOSTE ce lo dice chiaramente: senza Dio noi non viviamo, moriamo di fame e moriamo vittime dei nostri peccati.
Questa vita in equilibrio, è quella PACE che Gesù risorto dona: PACE A VOI! E come ogni equilibrio, ha bisogno di movimento. Sulla bici o su una corda, si resta in piedi solo se si cammina e il Signore questo ci chiede quando ci dice: COME IL PADRE HA MANDATO ME, ANCHE IO MANDO VOI.
Questo ci fa capire una legge fondamentale della vita spirituale. C’è come un doppio livello su tutti i doni di Dio per il quale c’è bisogno della nostra collaborazione. I doni sono per sempre e per tutti. Un Natale, una Pasqua, una Pentecoste per sempre e per tutti, 2000 anni fa. Ma poi ogni uomo è chiamato a venire in contatto con questi doni, per cui Natale, Pasqua e Pentecoste devono tornare, come ripetersi, accadere per ogni uomo e ogni donna, in ogni epoca.
Ecco la CHIESA, ecco i SACRAMENTI, ecco il nostro compito di CRISTIANI.
Chiamati e mandati. Oggetto di un DONO che a nostra volta dobbiamo DONARE agli altri.
Pensiamo al singolo dono del PERDONO che il Risorto qui si preoccupa di ricordarci e ridonarci con chiarezza e forza.
Potremo chiederci con onestà: quante volte mi sono confessato quest’anno?
Se la Chiesa continua a proporre il Sacramento della Riconciliazione, come appare chiaramente in questa pagina di Vangelo, non lo fa per qualche suo disegno strano, o volontà di potere o dominio, lo fa per OBBEDIENZA al Suo SIGNORE, lo fa per la necessità in ordine alla PACE e alla SALVEZZA. Non c’è pace e non c’è salvezza senza perdono. Ne sanno qualcosa i bambini (che quando combinano qualcosa non sono tranquilli fino a che non la confessano a i genitori e ne ricevono il perdono). Ne sanno qualcosa le coppie che si sono rotte e non si sono mai riconciliate (quanta sofferenza resta nel cuore) o le famiglie all’interno delle quali, tra fratelli, non si riesce a superare uno sgarbo (vero o presunto) ricevuto.
E badiamo bene, non c’è differenza tra il dover ricevere (per aver subito) e il dover chiedere (per aver causato) perdono, entrambi sono difficili e faticosi. Ma necessari. Sia per chi ha colpa sia per chi non ha colpa (se mai ci fosse qualcuno che non ha nessunissima colpa).
E non a caso, saggiamente, la Chiesa continua anche a riproporci l’atto pentitenziale all’inizio della Messa – ce ne rendiamo conto e ne approfittiamo? – come pure continua a invitarci all’esame di coscienza serale – lo facciamo?
Un’ultimo sguardo la PENTECOSTE, ci invita a darlo fuori del CENACOLO, con tutte quelle genti, tutto il Mediterraneo di allora, presenti. Mescolanza di popoli che non può non interrogarci oggi, con le nostre ansie e paure. E’ li che lo Spirito manda, e la Parola detta dal credente, a nome e sotto la guida dello Spirito è comprensibile a tutti. Questo il nostro compito, questa la nostra profezia. Qui c’è la nostra fede. Quale provocazione con le nostre paure, timidezze, o peggio intemperanze verso i diversi. Il miscuglio non è eccezione, ma regola, lo dice anche la Scienza con gli studi sul DNA. Siamo unico popolo, miscuglio di popoli, tutti fratelli. A noi cristiani il compito di dirlo.
Se ci crediamo. E questa è l’ultima domanda: a chi crediamo?