Omelia 3 dicembre 2017

1^ Tempo di Avvento/Anno B 03/12/2017
E’ TEMPO DI SPERANZA
Sappiamo bene come il tempo di AVVENTO sia tempo di ATTESA e tempo di SPERANZA. Forse non ci pensiamo molto, ma di “attesa” e di “speranza” noi esseri umani abbiamo bisogno. E’ un tempo necessario. E della sua necessità abbiamo bisogno più oggi che ieri, perché la vita nella società moderna, rispetto a quella contadina dei nostri nonni, è un tempo dove non impariamo più l’attesa. Certo questo è anche un bene. Non facciamo più le code perché possiamo prenotare via internet, possiamo fare molte operazioni bancarie via ebanking, ordinare i nostri acquisti con qualche app, pagando online. E questo certo è un bene. Ma è altrettanto vero che così facendo ci siamo abituati alla fretta, al “tutto e subito” che poi andiamo ad applicare e a pretendere anche nei rapporti umani e nella nostra vita interiore. Il fatto è che gli uomini e le donne restano fatti di carne e ossa, il giorno resta di 24 ore e l’anno di circa 365 giorni. La nostra vita, dice il salmo, “dura 70 anni, 80 per i più robusti” e questo valeva un tempo e vale oggi. Magari allunghiamo di 10 anni o più, ma non cambia molto, perché contemporaneamente diminuiscono le nostre capacità, rallentiamo e siamo tagliati fuori da molto, quasi da tutto.
E la conseguenza di tutto questo è che si erode la speranza, non la impariamo più e non riusciamo più a custodirla.
Chi non attende non spera e chi non spera rinuncia a pensare che il bene e il buono della vita stia davanti e quindi rimane in cammino.
Le conseguenze mi sembrano gravi:
– i giovani, abituati a correre non gustano il bene della loro vita, e pensando che essa duri in eterno non imparano ad attenderla come dono, perché è l’unico modo, il dono, un dono che viene da altrove, dall’alto, attraverso cui il bene della vita ci raggiunge;
– noi adulti, rincorriamo e rimpiangiamo la giovinezza e invece di guardare avanti guardiamo dietro e finiamo anche noi a non attendere più, a non speriamo più, siamo stressati e angosciati;
– in fine gli anziani, che spesso vivono rimpiangendo gli anni andati, rassegnati e magari arrabbiati, perché la vita con loro è stata avara di gioie e di felicità, non riuscendo a scorgere i semi di bene che vi erano stati seminati.
Abbiamo bisogno di rimetterci in ATTESA, di ricevere SPERANZA. Abbiamo bisogno di AVVENTO! Perché la speranza c’è, l’attesa ha senso e l’Avvento ce lo ricorda ogni anno.
Abbiamo bisogno di DESIDERARE, ATTENDERE e SPERARE per vivere e per vivere bene. Non possiamo farne a meno e Dio non vuole privarcene, anzi, Lui che ne è la fonte, l’unica fonte certa e credibile, non vuole altro che questo: vuole donarci speranza e quindi vita.

Desiderava, attendeva e sperava ISAIA, nella prima lettura. In un tempo in cui tutto sembrava spento: PERCHE’ SIGNORE CI LASCI VAGARE LONTANO DALLE TUE VIE?… TU SIGNORE SEI NOSTRO PADRE, TI CHIAMI NOSTRO REDENTORE (= difensore)… RITORNA PER AMORE DEI TUOI SERVI… SE TU SQURCIASSI I CIELI E SCENDESSI… SIAMO ARGILLA, TU COLUI CHE CI PLASMA…
Nel salmo il versetto ci ha fatto dire: FA’ SPLENDERE IL TUO VOLTO E NOI SAREMO SALVI. Abbiamo bisogno di Te. Vieni!

Desiderava, attendeva e sperava PAOLO nella seconda lettura, certo che non mancavano alla comunità TUTTI I DONI e CARISMI e poteva dire con fiducia: RENDO GRAZIE CONTINUAMENTE AL MIO DIO PER VOI…EGLI VI RENDERA’ SALDI SINO ALLA FINE… DEGNO DI FEDE E’ DIO… CON IL FIGLIO SUO GESU CRISTO E SIGNORE NOSTRO!

E ci invita in modo pressante a desiderare, attendere e sperare, GESU’ nel Vangelo, quando ci propone il suo pressante invito: VEGIATE! E’ invito perentorio, diretto. E’ un comando.
Sfruttiamo l’Avvento per farci la domanda: Io cosa desidero oggi? Cosa sto attendo? C’è speranza nella mia vita? Sentono speranza coloro che mi incontrano?
Se avremo il coraggio di farci questa domanda, allora la risposta non sarà lontana, perché Colui che è la risposta è in cammino da sempre per entrare nei cuori che hanno l’umiltà e il coraggio di farsi questa domanda. Il cuore che non si fa più domande è arido e l’aridità è l’anticamera della morte. Il Signore si è messo in cammino per me, per te, per darci speranza. Se non Lui chi aspetteremo? Se non la sua chi ci darà speranza? Se non ora quando?