Omelia 23 ottobre 2016

XXX TO/C                                                                          23/10/2016

90° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

PRESUNTI PICCOLI E POVERI

C’è qualcuno di noi che ha LA PRESUNZIONE DI ESSERE GIUSTO come il FARISEO? Penso che nessuno di noi risponderebbe di “si” e probabilmente nemmeno pensarlo. Però Gesù parla di una “INTIMA presunzione”, cioè qualcosa di più profondo e nel nostro caso, in quanto credenti praticanti, qualcosa che forse ci può sfuggire, e quindi più pericoloso.

Lo possiamo capire guardando da un altro punto di vista: quello del GIUDIZIO. Giudicare gli altri ci viene più facile (magari siamo d’accordo che non si deve giudicare, poi però ci scappa facilmente il commento del tipo: quello è così, quell’altro è colà, quello va a Messa per farsi vedere, quella è una chiacchierona, mio nonno non capisce niente, mio nipote è un prepotente…). Ebbene quando giudico qualcuno “HO L’INTIMA PRESUZIONE DI ESSERE GIUSTO”, sono esattamente come il FARISEO del Vangelo di cui racconta Gesù. E’ così pieno di sé che rispetta le leggi religiose esageratamente (sembra che il digiuno prescritto fosse di una volta soltanto e che le tasse doveva pagarle chi vendeva, non chi possedeva), ma non per amore, bensì per gonfiore, superbia, presunzione su se stesso, alla fine non gli interessa Dio, ma gli interessa solo apparire, mostrarsi, è preoccupato del giudizio degli altri che vuole ossequioso e riconoscente.

Nel suo cuore non c’è posto né per Dio né per l’aiuto di Dio. E’ un cuore troppo pieno di se stesso. Non si può riempire un bicchiere di vino se è già pieno di acqua, prima bisogna svuotare l’acqua.

Ecco allora che l’atteggiamento del PUBBLICANO, un peccatore pubblico, diventa invece l’atteggiamento corretto, l’unico possibile. E’ l’atteggiamento umile, sincero e consapevole dei propri peccati. Anche i suoi gesti lo dicono: SI FERMA A DISTANZA, NON ALZA GLI OCCHI, SI BATTE IL PETTO. E’ perfettamente consapevole dei propri peccati, delle proprie fragilità, delle proprie miserie e ha il coraggio di dirlo a se stesso con sincerità ed è così consapevole di ciò che non lo nasconde agli altri.

La vera distinzione non è tra chi è peccatore e chi non lo è, ma tra chi lo riconosce e chi non lo riconosce. Il PUBBLICANO riconosce profondamente la sua condizione di peccatore lontano da Dio, che in realtà dunque è l’unica condizione realistica per ogni uomo davanti a Dio, il PUBBLICANO non riconosce in propri peccati, anzi getta una cortina fumogena, cerca di distrarre gli altri mostrandosi in pubblico tutto devoto e facendo atti religiosi esagerati. Si sta preoccupando degli altri e del loro giudizio, non di quello di Dio.

La conclusione di Gesù è chiarissima: UNO E’ GIUSTIFICATO, l’altro no; CHI SI ESALTA SARA’ UMILIATO E CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO.

Comprendiamo allora quanto vera sia la prima lettura, il libro del Siracide, un saggio del II secolo, con una immagine molto bella: LA PREGHIERA DEL POVERO ATTRAVERSA LE NUBI… E NON DESISTE FINCHE’ L’ALTISSIMO NON SIA INTERVENUTO. E prima diceva che DIO NON TRASCURA LA SUPPLICA DELL’ORFANO E DELLA VEDOVA, come tante volte ricorda la Bibbia e riprende Gesù. Come pure è ben vera l’affermazione che Dio NON FA PREFERENZA DI PERSONE, nel senso che non privilegia coloro che spesso sono privilegiati dagli uomini, cioè i ricchi, potenti e sapienti quando ostentano con superbia e orgoglio la loro ricchezza, potenza e sapienza. Per dirla alla Papa Francesco, a Dio non piacciono le auto di grossa cilindrata. Anzi una preferenza c’è ed è quella dei piccoli, poveri e umili. Quando accoglie loro sa di poter accogliere tutti.

E noi allora?

Mettiamoci dalla parte del PUBBLICANO, facciamoci e chiediamo l’umiltà, la sincerità, la consapevolezza della nostra piccolezza. Per allenarci cerchiamo di stare con persone umili, sincere e consapevoli. Ci fa bene (e infatti spesso stare con bambini e ragazzi oppure con persone diversamente abili o anziane e comunque povere, aiuta).

La GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE è un’ulteriore occasione. Missionario è chi, come Gesù, si apre a piccoli e poveri e così loro ti permettono di essere tu pure piccolo e povero. Non sono loro che hanno bisogno di noi, ma noi che abbiamo bisogno di loro.