Omelia 21 febbraio 2016

2^ domenica di Quaresima/C (la Trasfigurazione)            28/2/2010

TITOLO: PREGARE PER TUTTI, SEMPRE

La seconda domenica di Quaresima è sempre dedicata a questo misterioso e affascinante episodio della vita di Gesù.

Lo spunto iniziale del Vangelo: GESU’ PRESE CON SE’ PIETRO, GIOVANNI E GIACOMO E SALI’ SUL MONTE A PREGARE, diventa per noi spunto per approfondire una 2^ opera di misericordiaspirituale: PREGARE PER I VIVI E I MORTI.

Dice un Padre della Chiesa antica che uno dei motivi fondamentali per cui il cristiano prega è cheGesù stesso ha pregato e qui ne troviamo uno degli esempi più interessanti. Gesù prega, e prega spesso, soprattutto prima di momenti fondamentali della sua vita.

Tra l’altro dei 3 racconti che abbiamo, solo Luca cita esplicitamente la preghiera, evidentemente preoccupato di farla conoscere e alimentarla nella sua comunità. Ecco allora che tra le opere di misericordia spirituale, non poteva mancare questo appello.

E’ da sottolineare poi che si tratta dell’ultima, la 7^ opera di misericordia, quella che in qualche modo le racchiude tutte e le riassume tutte. Oppure, possiamo dire, quella che sta alla base, quella che le anticipa, le precede tutte, le abbraccia tutte.

Questo abbraccio universale lo troviamo pure nei soggetti a cui la preghiera si riferisce: VIVI E DEFUNTI; i quali ci rimandano poi di nuovo alla TRASFIGURAZIONE, che rappresenta un anticipo di RISURREZIONE che Gesù lascia come intravedere, un anticipo di PASQUA, come una porta appena socchiusa per illuminare un poco il cammino che sarebbe diventato ben presto buio, dei discepoli e di noi credenti. E come ci dice anche la Scrittura (2Maccabei 12), sarebbe inutile pregare per i morti se non fossimo certi che risorgono. Comprendiamo bene il legame tra preghiera, defunti e risurrezione.

Ma che la preghiera stia alla base della vita di un credente ce lo confermano tanti indizi.

Innanzitutto ABRAMO, nella prima lettura ce ne dà un assaggio. Il grande amico e alleato di Dio è il grande ORANTE, perché la preghiera è relazione con Dio, è Dio che ci cerca e cerca la relazione con noi. La preghiera è dialogo con Lui è sete di Lui che ha “sete della nostra sete” recita il Catechismo della Chiesa cattolica (2560).

Poi abbiamo autorevoli santi che hanno coniato delle espressioni molto belle e significative:S.Benedetto con il suo famoso “ora et labora” e poi S.Ingnazio di Lodola che lo approfondì: “Pregate come se tutto dipendesse da Dio, lavorate come se tutto dipendesse da voi”.

Certo la preghiera mantiene un lato misterioso: lo vediamo nell’episodio di ABRAMO che dorme ed è immerso nel BUIO quando passa Dio, e così pure nei DICEPOLI che sono OPPRESSI DAL SONNO e poi UNA NUBE LI COPRI’ CON LA SUA OMBRA. Di Dio non possiamo sapere tutto, men che meno la “sua volontà”. Ecco un altro aspetto fondamentale della preghiera: non è perché Dio faccia la nostra volontà, ma perché noi facciamo la sua volontà. E la sua volontà non sempre ci è chiara e lampante e forse non sempre coincide con i nostri desideri.

La preghiera è dialogo libero, e libero significa libero da ogni pretesa. Solo così è preghiera. E’ espressione di una fede vera, di un riconoscere a noi il nostro posto di creature piccole, povere, limitate, ma immensamente amate e a Dio quello di Dio il Creatore pieno di amore e misericordia che tutto cerca, tutto vuole, tutto opera per il nostro bene, un bene che va oltre, oltre i limiti dello spazio, del tempo, oltre tutto, per noi, solo per il nostro bene grande.

Quanti malati hanno accarezzato l’urna di San Leopoldo, ma una sola sembra sia la miracolata. Nessuna preghiera resta non esaudita, se sincera e amorevoli, ma l’esaudimento è quasi sempreinvisibile agli occhi: ma sappiamo bene che le cose più importanti sono così (recita il Piccolo principe!).

La TRASFIGURAZIONE, visibile, è di un momento, la RISURREZIONE, invisibile, è per sempre. La voce del Padre, alla fine non dice “guardatelo”, ma “ASCOLTATELO”. La fede, la preghiera sono più vicine all’ascolto che alla visione, all’invisibile che al visibile. Ciò che è visibile spetta a noi più che a Dio, rendere visibile il suo amore, la sua presenza, la sua alleanza e farlo con persone concrete, visibili: non possiamo dire di amare Dio che non vediamo se non amiamo le persone, specialmente i poveri che vediamo. Preghiamo, incessantemente per incontrare Dio e così, ricevendo-toccando il suo amore, potremo amare a nostra volta ogni fratello. E solo amando ogni fratello cresceremo nell’amore a Dio.