Omelia 2 luglio 2017
|13^ TO/A 02/07/2017
IL VANGELO DEL BICCHIERE D’ACQUA
Con luglio possiamo ben dire che siamo in estate. Tanti avremo modo di andare in qualche località di vacanza per una o più settimane. Ringraziamo il Signore per questa bella opportunità.
Come ci diciamo sempre, la fede non va in vacanza. Ma cosa può voler dire? Cosa significa e cosa comporta?
Certamente significa che si continua ad andare a Messa anche nei luoghi di Villeggiatura, ad esempio…
Significa che si cercherà pregare anche lì, magari approfittando di un bel panorama o di un bel tramonto.
Significa che si cercherà di tenere comportamenti coerenti con il Vangelo anche al mare e in montagna: ad esempio nella qualità dei nostri discorsi, il rispetto delle persone, degli occhi (i miei: ciò che guardo; quelli degli altri: ciò che faccio guardare. La così detta “purezza” di una volta resta sempre una virtù valida), degli affetti (di chi amo. Il tradimento resta ancora un peccato), della sessualità (siamo liberi di fare tutto quello che vogliamo, ma non tutto va bene, non tutto è giusto, non tutto fa bene. Come mi vesto e come mi svesto ad esempio… dove e con chi… ). Posso anche confessarmi d’estate, non è vietato.
Significa vivere la carità, continuare a viverla nel modo più vero possibile. Che significa certamente non chiudere gli occhi se incontriamo chi ha bisogno, come già dovremo fare a casa; ma significa anche programmare vacanze etiche, non esagerate, “normali” (certi viaggi, certi villaggi turistici sono un insulto ai poveri e al Vangelo); significa tentare, almeno tentare, di non dimenticare chi ha bisogno o non si può permettere nessuna vacanza (Grest e Campiscuola sono forme di vacanze condivise, aiutiamole e aiutiamoli; e perché no, per chi se la sente, pensiamo a qualche condivisione tra famiglia ad esempio).
Significa anche continuare a cercare di pensare politicamente nel senso cristiano del termine, cioè approfittare dell’estate per informarsi, per capire di più, leggere cose intelligenti, utili o semplicemente belle per coltivare l’anima. Significa tenere acceso il cervello sui problemi del mondo, senza lasciarci spegnere dall’opinione dei più.
Se penso alla pagina del Vangelo che abbiamo letto c’è quella immagine bella ed efficacissima, ma forse sottovalutata, del BICCHIERE DATO IN ELEMOSINA. Potremo chiamarlo il Vangelo del bicchiere d’acqua.
Spesso lo pensiamo in funzione di un minimo indispensabile per la nostra coscienza. Qualcosa ho fatto, ora basta, sono a posto, non ci penso più. Sbagliato. Ricordiamoci della vedova che da molto poco, ma è il suo tutto. Basta un bicchiere d’acqua, certo, ma attenti a non farne un alibi per il nostro egoismo.
In questo senso certamente possiamo e dobbiamo allargare il nostro sguardo verso tutti coloro che hanno bisogno di quel bicchiere e di molto di più. Fino a che non ci saranno bicchieri d’acqua per tutti, e il minimo indispensabile non potremo chiudere gli occhi ne tantomeno girarci dall’altra parte. Proprio come sta facendo l’Europa e tanta politica anche in Italia. Noi cristiani non possiamo girarci dall’altra parte. Le disuguaglianze generano ingiustizia. O agiamo sulle cause delle disuguaglianze oppure le ingiustizie ci sommergeranno e se non lo faranno qui da noi (e l’immigrazione è l’ingiustizia che ci attacca e ci sommerge), lo faranno dopo questa vita. Perché noi crediamo all’altra vita (se poi non ci crediamo, allora non serve nemmeno venire a Messa ovviamente). Il verbo che non possiamo ignorare dunque è impegnativo ma inevitabile: ACCOGLIERE! Per 5 volte è ripetuto!
Questo non significa non sapere che i problemi sono complicati e i rapporti tra statinon facili da gestire, penso alla fatica di avere a che fare con certi governi africani. Ma non credo che noi possiamo sentirci così innocenti.
A partire da quel bicchiere possiamo allora anche capire il resto della pagina del Vangelo che abbiamo letto, che è anche un po’ scostante, ma come sempre ci obbliga ad andare oltre l’idea di un Vangelo a cuccia, addomesticato, che se ne sta buono, buono e ci lascia tiepidi, anzi insipidi, senza sapore, senza sale, senza luce, come ebbe a dire un giorno Gesù e non serviremo a nulla.
O AMIAMO LUI più di tutto, più del PADRE, della MADRE, dei FIGLI, disposti anche a PRENDERE LA CROCE, o Lui non ci potrà farà entrare dentro il suo Regno, dentro la sua Casa. Magari staremo anche comodi in questa vita (ma si può essere comodi che fuori c’è gente che non sta bene? Fuori di casa, fuori dei nostri confini, appena al di là del mare dove andiamo a passare le vacanze). Ci terremo attaccata questa vita, ma perderemo l’altra.
A me pare chiaro dove stia l’affare vero… e io non voglio perderlo.