Omelia 18 dicembre 2016
|4^ domenica del Tempo di Avvento/A 18/12/2016
FIDIAMOCI!
L’evangelista Matteo, diversamente da Luca, senza tanti giri di parole, in modo asciutto, ci racconta, quasi ce lo butta li, il fatto inaudito, la notizia incredibile, ciò che non poteva essere immaginato, tanto più in una cultura come quella ebraica, dove nemmeno si poteva rappresentare Dio, dove addirittura era vietato pronunciarne il nome, tanto era “lontano”, “alto”, “grande”, “irraggiungibile”: MARIA ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE , PRIMA CHE ANDASSERO A VIVERE INSIEME SI TROVO’ INCINTA PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO.
Certo Matteo scrive per cristiani che già sanno, che da alcuni decenni si raccontano di bocca in bocca questo fatto e lo fanno, in forza di un evento che li ha radicalmente cambiati e convinti: la RISURREZIONE di Gesù, insieme a tutte le sue parole, segni, miracoli, prodigi.
Anche noi già sappiamo, ma lasciamoci sorprendere ancora una volta. Sostiamo un attimo, nell’ultima tappa in preparazione al Natale. C’è Dio che è sceso in terra, vicino a noi. C’è Dio che si è lasciato toccare, sporcare, mescolare, contaminare con l’umano. Dio in Maria si da un DNA, e lo intreccia con quello di Maria.
In Gesù Dio assomiglierà a Maria e assomigliando a Maria assomiglia
a tutti noi.
In Gesù Dio entra nella nostra storia non dall’altro, ma dal basso, non dalla porta principale, ma da quella sul retro.
In Gesù Dio ci “contagia”, non con una malattia, ma con il BENE, perché Lui è il Bene.
Adamo ed Eva ci avevano “contagiato” con il male, in Gesù, grazie a Maria Dio ci vaccina, ci dona la difesa decisiva. Possiamo ancora ammalarci, ma non moriamo più. Maria è il paziente “zero” attraverso cui il “contagio buono” passa e da allora non si interrompe più. Ma se il male ci contagia anche se non lo vogliamo, il bene, come ogni vaccino, ha bisogno di essere scelto, voluto, desiderato e realizzato. Ha bisogno della nostra libertà. La prima libertà ad essere messa in gioco è quella di Maria.
E la seconda è quella di GIUSEPPE.
L’evangelista Matteo ci racconta infatti la nascita di Gesù dal punto di vista di GIUSEPPE. Non deve essere stato facile.
C’è un bel romanzo, frutto di fantasia, ma forse nemmeno tanto lontano dalla realtà, è di Pasquale Festa Campanile, intitolato “Per amore, solo per amore” che racconta di un Giuseppe scapestrato, un po’ rubacuori, che si innamora perdutamente di Maria, la ragazza più brava e devota, ma la scopre incinta e ne mostra tutti i contrasti, i dubbi, le incertezze.
Oggi per fortuna una ragazza incinta non sposata non scandalizza più (ma dovrebbe interrogarci ancora però sul come riusciamo a proporre il Vangelo della famiglia, il bene del matrimonio, il valore di una vita. Oltre che gioire che per lo meno non c’è stato un ennesimo aborto, che resta uno dei peccati più brutti, anche se adesso possiamo confessarlo più facilmente), ma allora era oltre che uno scandalo un pericolo grave di vita e morte visto il rigorismo.
Qui il Vangelo di Matteo ci fa conoscere un GIUSEPPE diverso da quello della fantasia di Campanile, “uomo giusto”, potremo dire uomo che conosce le cose di Dio e quindi capisce che c’è qualcosa di più grande.
Questo permette a GIUSEPPE almeno 2 cose:
– non tira conclusioni affettate
– può così avere il tempo di ricevere l’aiuto di Dio.
Ecco infatti l’angelo: NON TEMERE (anche a Maria venne detto così!) DI PRENDERE CON TE MARIA e poi spiega e lui capisce.
GIUSEPPE diventa per noi esempio e maestro di saggezza, di attesa, di fiducia in Dio, di capacità di entrare in sintonia con i piani di Dio senza paura di rinunciare ai propri, sapendo che andrà per il meglio.
Quante volte noi invece presi dalla nostra fretta di capire e di agire, finiamo per seguire solo i nostri istinti e senza dare tempo a Dio di “parlarci”, finiamo per fare le nostre scelte (presunte libere) e ci andiamo a infilare in vicoli stretti e ciechi e la nostra vita impoverisce, scolorisce, intristisce.
La regola è sempre quella: chi si fida del proprio IO all’inizio gli sembra tutto bello e facile ma alla fine la sua vita sarà grigia e triste. Chi si fida di DIO all’inizio la strada sembra in salita, faticosa, alla fine scopre orizzonti inattesi e bellissimi.
Per MARIA è stato così, per GIUSEPPE è stato così, per GIOVANNI BATTISTA è stato così, per i SANTI è così. Vogliamo che sia così anche per noi? Fidiamoci di Dio, affidiamoci a Lui. NON TEMIAMO. Non resteremo delusi.