Omelia 16 aprile 2017 – Domenica di Pasqua

DOMENICA DI PASQUA – Anno A                               16/04/2017

 

CORRERE, VEDERE, CREDERE

 

Buona Pasqua a tutti. Il Signore è veramente risorto. Alleluia. La gioia sia il sentimento prevalente nel nostro cuore. Esso ci deriva dalla fede, ma in questo brano ci sono 3 verbi che lo caratterizzano e che quindi caratterizzano la gioia della Pasqua: VEDERE, CREDERE, CORRERE.

 

VEDERE E CREDERE, su questi due verbi è stato versato, come si dice, un “fiume di inchiostro”, sono stati meditati, studiati, approfonditi in tantissimi modi, in ogni tempo. Essi sempre ci interrogano e ci provocano.

Sono uniti in questa pagina del Vangelo. Riguardano GIOVANNI l’apostolo che Gesù amava di più, forse perché più giovane e forse perché sapeva che sarebbe rimasto l’unico sotto la croce. Lo dice lui stesso, ricordando quel momento incredibile e misterioso: quando, giunto alla tomba, atteso San Pietro, anche lui entra e, appunto, “VIDE E CREDETTE”.

Nella vita in realtà non li troviamo sempre uniti. Oggi in particolare siamo molto tentati di voler vedere prima di credere, ma sappiamo bene, noi credenti, che non è così. Forse è per questo che facciamo così fatica a credere e che la fede sappiamo si sta molto affievolendo nella nostra gente, e anche in noi che siamo qui, è un qualcosa di difficile e impegnativo. Eppure tutti la desideriamo, siamo affamati di quella speranza che solo la fede è capace di donarci.

Oggi possiamo vedere e vediamo tante cose. Vediamo in diretta ogni avvenimento, possiamo parlare via skype con ogni parte del mondo, entriamo nel corpo umano con le telecamere, abbiamo fotografato Plutone, il pianeta più lontano del sistema solare… eppure non ci basta. Il vedere, il vedere semplice degli occhi fisici, non è sufficiente per credere. Aiuta, sostiene, inizia, accenna alla possibilità di credere, ma non basta. Occorre andare oltre.

 

E quell’andare oltre lo possiamo percepire nel terzo verbo, il CORRERE. Solo chi corre può vedere. Solo chi si mette in gioco, chi si dà da fare, può arrivare ad avere occhi pronti e aperti. I GIUDEI non corrono, le GUARDIE non corrono, i ROMANI non corrono.

E noi? Eppure è un verbo molto di moda oggi. Ma anch’esso possiamo usarlo solo in un modo superficiale, o meglio, per motivi limitati. Troppo limitati. Anche buoni in se stessi, alcuni, ma limitati, soprattutto se preoccupati solo di noi stessi: Si corre per sport, si corre per lavoro (quanto, a volte troppo), si corre per divertirsi, si corre per arrivare presto all’ospedale, oppure ad acquistare l’ultimo modello di ifone… Si corre per un sacco di cose, ma si rischia di non correre PER GESU’. Noi abbiamo corso oggi per arrivare a Messa? Attenzione, non la corsa di chi è in ritardo, ma quell’altra corsa. La corsa di chi è innamorato e non vede l’ora di incontrare il suo amore.

 

Ecco quale corsa, ecco l’altra corsa, quella dell’amore. Solo se si corre per amore, si può vedere oltre e si arriva al credere davvero.

CORRERE e VEDERE sono anticamere del CREDERE. Ma hanno bisogno dell’AMORE per essere messe in moto. Solo così si arriva a CREDERE, si arriva alla FEDE. E qui tutto ricomincia. Se c’è fede, se credo, allora riuscirò a vedere più a fondo, riuscirò a credere di più, mi metterò a correre ancora di più.

 

Sia la PASQUA occasione per fermarci dalle nostre corse mondane (speriamo che oggi nessuno che non ha lavori indispensabili alla collettività, abbia da correre per il lavoro, per fare la spesa, per altro che non sia stare con Dio e con i fratelli gratuitamente), possa la Pasqua chiudere i nostri occhi alle curiosità banali, superficiali o peggio interessate e utilitaristiche (spegniamo i nostri ifone, i cellulari, computer e televisione, oppure limitiamoli al massimo, non facciamoci catturare dalle loro immagini tanto accattivanti quanto superficiali e dispersive, quando non peggio).

E diventi la PASQUA ciò che deve essere: spinta a CORRERE verso le “cose nuove”, spinta a VEDERE “cose profonde”, cose nuove e cose profonde che hanno un nome e un volto: il nome e il volto di GESU’ RISORTO. Davvero è risorto, è tornato alla vita. E quella PIETRA ROTOLATA, diventa immagine del nostro cuore aperto e pronto ad accogliere nuova FEDE, nuova SPERANZA, nuova CARITA’ che Lui è venuto a donarci. Solo così si vive, solo così è Pasqua, solo così la nostra vita da corsa senza meta, da sguardo senza orizzonte, diventerà quello che deve e ognuno spera che sia: un CORRERE VERSO UNA META definitiva, UN CONTEMPLARE UN MONDO NUOVO. Il RISORTO è quella meta e quel mondo.

 

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