Omelia 16 agosto 2015
|20^ TO/B 16/08/2015
TITOLO: PANE, CASA E FESTA
Troviamo la CASA e troviamo il PANE come simboli attorno ai quali possiamo sintetizzare i due temi portanti che la liturgia ci propone oggi a cui aggiungerne un terzo: la FESTA (cf il Papa nelle catechesi. Le prossime saranno “lavoro” e “preghiera”, filone “Famiglia”).
La festa, dice in modo molto diretto, è stata inventata da Dio. Quindi lungi dal demonizzarla (lo abbiamo fatto a volte), dovremo riscoprirla nel suo profondo valore per la persona, per ogni persona, e soprattutto per la famiglia. Dovremo riscoprire il senso e il modo di fare festa, perriscoprire il senso del nostro vivere quotidiano dove siamo chiamati a faticare per procurarci una CASA e del PANE, vediamo alcuni spunti.
Nella prima lettura, siamo nel libro dei PROVERBI, dove la saggezza umana, che si esprime spesso con questa forma proverbiale, viene riletta dall’autore sacro che alla luce della Rivelazione. Siamo nell’epoca, ormai vicina a Gesù, dove molte comunità ebraiche sono emigrate nei territori egiziano e greco, assumendone i detti.
Qui però c’è la SAPIENZA con la “S” maiuscola, la Sapienza di Dio che invita tutti (MANDA LE ANCELLE SUI PUNTI PIU’ ALTI), anche gli INESPERTI, i PRIVI DI SENNO, tutti gli uomini (quindi anche noi), a venire alla Sua CASA, fatta di SETTE COLONNE, dove ha imbandito una TAVOLA, ha UCCISO IL BESTIAME, ha preparato VINO e PANE. Ognuno di noi è certo chiamato a procurarseli con il SUDORE DELLA FRONTE, come ci dice il libro della Genesi, eppure Dio stesso qui se ne occupa e preoccupa. Dio Ci ama, Dio si prende cura di noi, di tutti noi.
Le SETTE COLONNE poi sono un altro simbolo importante. Il SETTE è un numero che richiama la perfezione, la pienezza, la completezza e le COLONNE sono tipiche del tempio, della casa di Dio. E’ chiaro l’invito ad andare da Lui, a sentire che la Sua è la nostra casa, che non siamo soli, non siamo senza aiuto e sostegno.
Dio ci vuole bene e vuole il nostro bene, vuole che la nostra vita sia una festa, sia un banchetto buono. Non è contro il piacere del vivere, quando questo piacere del vivere è fatto in riferimento alla Sua CASA CON LE SETTE COLONNE. Quanto abbiamo da imparare, specie oggi, tempo dove spesso la festa, la gioia e il piacere del vivere diventano idoli che arrivano anche a farci morire (i moderni sacrifici umani), perché cercati da soli, fuori della Casa di Dio, artificialmente costruiti.
E invece essi devono essere si il frutto del nostro lavoro, ma di un sano lavoro, di un sano vivere fatto di amore per sé stessi, ma anche amore a Dio. Solo quando non dimentichiamo Dio e cerchiamo Lui possiamo trovare la nostra vera felicità, anche qui, ora, anche nei piaceri di questa vita terrena, ma senza dimenticare quella del cielo.
Come ci ricorda dunque San Paolo agli Efesini, la seconda lettura, FACIAMO MOLTA ATTENZIONE AL NOSTRO MODO DI VIVERE, COMPORTANDOCI NON DA STOLTI, MA DA SAGGI, FACENDO BUON USO DEL TEMPO, SENZA UBRIACARCI DI VINO FINO A PERDERE IL CONTROLLO DI SE’.
Il vino va bene, Dio stesso ce lo dona, ma non fino a “PERDERE IL CONTROLLO DI SE’”, ecco il paletto, il confine che separa vita buona da vita cattiva. Il bene dal male.
Ecco allora nel Vangelo, il grande simbolo del PANE, che ci parla dalla quotidianità più elementare e comune, il NOSTRO PANE QUOTIDIANO, come Gesù stesso ci chiede di chiedere nel Padre nostro, ma che qui diventa anche il PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. Torna anche l’immagine del cielo, il riferimento indispensabile al divino. E’ il grande dono cristiano: tutto ciò che abita la terra è buono, se però non lo assolutizziamo, ma lo facciamo diventare occasione per aprire il cuore a Dio. Gesù ci ha fatto il dono più grande in questo senso: nel pane ha chiuso sé stesso, la Sua Vita, la Vita di Dio. CHI MANGIA LA MIA CARNE E BENE VI MIO SANGUE HA LA VITA ETERNA E IO LO RISUSCITERO’ NELL’ULTIMO GIORNO.
Mangiare va bene, fare festa va bene, ma saranno fonte di gioia solo se porteranno all’incontro con Gesù, con Dio. Il resto è occasione mancata, persa, festa e gioia destinate a sparire presto.La “prova del nove” è proprio questa: quando finiscono le ferie, le feste sei più stanco di prima? Hai cercato solo te stesso. Sei ripostato e in pace? Hai cercato e trovato Dio. Abbiamo ancora tempo, usiamolo bene.