Omelia 15 ottobre 2017
|28^ TO/A 12/10/2014
CHE FESTA!
Gesù oggi ci “porta” a una FESTA DI NOZZE, e bisogna riconoscere che lui se ne intendeva. Non solo lo troviamo spesso a pranzo a casa delle persone che lo invitano o dove lui si invita (e come accade in questi case diventano sempre dei pranzi-festa) nel suo ministero itinerante, ma addirittura all’inizio del suo ministero, come ci ricorda San Giovanni, c’è proprio una FESTA DI NOZZE, che rischia di finire male e che lui salva, facendo il primo miracolo. Sarà addirittura accusato di essere un MANGIONE E UN BEONE…
Di cosa ci sta parlando Gesù con questa immagine? IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A UN RE CHE FECE UNA FESTA DI NOZZE PER SUO FIGLIO. Sta dunque parlando di se stesso, di Dio Padre, perché il Regno dei cieli è Lui, è Dio, è l’Amore definitivo. E già questa è una buona notizia, una grande notizia.
Questa buona notizia la ritroviamo chiara già nel profeta ISAIA – prima lettura – dove ci viene detto: IL SIGNORE PREPARERA’ PER TUTTI I POPOLI UN BANCHETTO DI GRASSE VIVANDE E VINI ECCELLENTI. E poi continua, ribadendo che riguarda TUTTI I POPOLI, nessuno escluso e che VIENE STRAPPATO IL VELO E LE NUBI che impediscono di vedere Dio così. E poi rincara la dose di buone notizie e aggiunge: ELIMINERA’ LA MORTE, ASCIUGHERA’ LE LACRIME SU OGNI VOLTO. E chi ascolta dirà: ECCO IL NOSTRO DIO, IN LUI ABBIAMO SPERATO, QUESTO E’ IL SIGNORE IN CUI ABBIAMO SPERATO. Per cui possiamo RALLEGRARCI ed ESULTARE: Quanta speranza, quanta fiducia, quanto coraggio ci deve venire da queste parole.
Anche San Paolo ai FILIPPESI – seconda lettura – resta su un registro positivo, positivissimo: TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DA FORZA… IL MIO DIO COLMERA’ OGNI VOSTRO BISOGNO SECONDO LA SUA RICCHEZZA, CON MAGNIFICENZA IN CRISTO GESU’. Si parla dunque di una misura grande, colma, di una ricchezza disponibile, quella di Dio, quindi smisurata, di una magnificenza. E il tutto grazie a Gesù.
Abbiamo bisogno di queste buone notizie, di queste iniezioni di fiducia, in un mondo dove le cattive notizie fioccano abbondanti, dove è più facile sentire l’albero che cade piuttosto che la foresta che cresce, la parola brutta che quella buona, il gesto violento che quello pacifico. Potremo fare l’elenco, ma non vogliamo andare ad aggiungere male al male già tanto moltiplicato e sbandierato.
Va poi però analizzato anche il resto del brano del Vangelo che ribadisce il concetto aggiungendone un secondo importante, da cogliere tra le righe che nel racconto sotto forma di parabola potrebbe sfuggire e anche impensierire.
Intanto il concetto viene ribadito e allargato: prima sembra che solo alcuni sono INVITATI A NOZZE, ma poi a questa FESTA sono invitati TUTTI: TUTTI QUELLI CHE TROVERETE PER LE STRADE, dice il testo e aggiunge: CATTIVI E BUONI. Interessante, perché mette prima i CATTIVI, chissà, forse per ribadire che se ci sono loro ci sono davvero tutti e la SALA SI RIEMPIE.
In mezzo a questo seconda chiamata, sappiamo esserci il RIFIUTO. Un rifiuto che fa riferimento a CAPI DEI SACERODTI E FARISEI, quella nomenclatura del popolo d’Israele che rifiuta il Vangelo. Un rifiuto che sa di indifferenza, una indifferenza che nasce dal preoccuparsi solo di se stessi: CAMPI, AFFARI e portano addirittura a una risposta violenta: INSULTI E UCCISIONI. Quanto è vero!!
Questo atteggiamento non lascia indifferente, ha delle conseguenze che vengono descritte con LE TRUPPE CHE UCCIDONO GLI ASSASSINI E BRUCIANO LE CITTA’. E’ il linguaggio della parabola, ma ci dice il secondo insegnamento: LA RESPONSABILITA’, la risposta, il dire di si, il dire eccomi.
Dio ci ama, Dio vuole il nostro bene, Dio fa di tutto per offrircelo, MANDA ANCHE IL FIGLIO, ma noi dobbiamo accoglierlo, rispondere, fare la nostra parte.
Anche quell’ABITO NUZIALE che alla fine manca, dice indifferenza, una indifferenza che ti LEGA LE MANI e ti lascia fuori da quel Regno di Bene, dove nulla e nessuno è indifferente o dimenticato, ma tutti invitati, tutti desiderati, tutti accolti.
Il Signore ci aiuti trovare ogni giorno il coraggio, la forza, la costanza, per vincere l’indifferenza e dire il nostro si, il nostro eccomi, il nostro: io ci sono.
E la festa potrà incominciare. Ce ne accorgeremo già qui. Ma un giorno sarà oltre ogni nostra immaginazione!!